Con la terra del Nilo Vita quotidiana in Egitto

Archeologia Viva n. 31 – luglio/agosto 1992
pp. 24-33

di Maria Carmela Betrò, Edda Bresciani, Maria Cristina Guidotti e Flora Silvano

L’antico Egitto non è solo quello faraonico che l’immaginario collettivo vuole tutto un bagliore di sontuoso mistero

Gli scavi archeologici rivelano anzi in misura crescente la dimensione privata del popolo attraverso gli oggetti quotidiani spesso realizzati con la materia più umile: l’argilla

Gli antichi abitanti dell’Egitto chiamarono il loro paese col nome di Kemet, “La Terra Nera”: la Valle del Nilo era la zona che, grazie alla periodica e costante inondazione del fangoso Nilo, era nera di humus fertile.

La nera terra alluvionale portata dal Nilo

Con la nera terra alluvionale l’uomo nilotico plasmò i primi prodotti della sua cultura: vasellame fittile bello di audacia creativa, decorato, inciso, dipinto, per la vita quotidiana e per accompagnarlo nell’altra; si costruì capanne ovali di blocchi irregolari di fango, poi case rettangolari di mattoni di fango modellati; plasmò le prime figurine umane o animali, legate alla fertilità e ai sentimenti di una religione della natura.

L’uomo della “Terra Nera” immaginò che anche il Creatore, il demiurgo, il dio Khnum, si fosse fatto Vasaio per creare il mondo e le sue creature, plasmando sul suo tornio la nera terra alluvionale portata dal Nilo, affinché il cosmo uscisse dal caos.

Un inno inciso nel tempio di Esna esalta l’Artigiano Divino in questi termini: «Ha modellato sul tornio gli dèi e gli uomini, / ha foggiato gli animali grandi e piccini, / ha creato gli uccelli insieme coi pesci, / ha fatto i maschi riproduttori, / ha messo al mondo il genere delle femmine; / ha organizzato il flusso del sangue nelle ossa, /plasmando (ogni cosa) a forza di braccia nel suo laboratorio». […]