Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 31 – luglio/agosto 1992

di Piero Pruneti

Nel numero passato “Archeologia Viva” ha presentato Tlacuilo. Il segreto svelato della scrittura azteca e devo ringraziare i Lettori per l’entusiasmo con cui hanno sostenuto la nostra proposta, dando a tutta la redazione della rivista la gratificante sensazione di muoversi in sintonia con i suoi referenti.

Ma Tlacuilo ha trovato consensi anche fra chi normalmente non ci segue e questo, forse, è un segno dei tempi. Temevo infatti che non sarebbe stato facile farsi capire nel bel mezzo delle celebrazioni colombiane, sotto un fuoco incrociato di mostre, convegni e pubblicazioni, travolti da un volume di iniziative quasi sempre interessantissime – amche se talvolta frutto di oculato riciclaggio per l’occasione – senza contare le strabilianti kemesses di Siviglia e Genova, belle e prepotenti annunciatrici della propria immagine, come deve chi ha potuto disporre di un discreto numero di migliaia di miliardi.

Davvero si è rischiato che il nostro Tlacuilo si perdesse in tanto mare. Invece il messaggio di “colui che scrive dipingendo” è arrivato e la grande scoperta di Joaquin Galarza è stata recepita per quello che davvero rappresenta: una delle vere poche novità culturali di questo primo 500° anniversario dell’Incontro, un contributo formidabile per la rilettura delle civiltà amerindiane, quindi per una storia da riscrivere.

Fra qualche mese il problema sarà comunque che, a riflettori delle colombiadi spenti, ci si dimentichi di tutto, anche del nostro Tlacuilo, che è riuscito a entrare in scena uscendo dalle solitarie pazienti carte costruite da Galarza nel suo studio al Musée de l’Homme.

Ora bisogna che l’applicazione del “metodo Galarza” prenda campo e, soprattutto, che il lavoro dello stesso Galarza venga sostenuto con strutture adeguate alle imponenti prospettive che la scoperta del sistema di decifrazione della scrittura azteca ha spalancato nel settore degli studi precolombiani.

Sarebbe questo uno degli effetti più duraturi delle celebrazioni in corso e, al di là di ogni facile retorica americanistica, un modo concreto per colmare l’immenso debito di conoscenza che abbiamo verso gli antichi popoli della Mesoamerica.

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”