Naufragio al Giglio Arcipelago toscano

Archeologia Viva n. 29 – maggio 1992
pp. 34-43

di Paola Rendini, Maria Grazia Celuzza e Franco Cambi

Sono continuate le ricerche sul relitto del III secolo davanti al porto dell’Isola del Giglio

La nave proveniva dalla Byzacena regione dell’antica Tunisia e trasportava anfore di pesce conservato, testimoniando il ruolo ormai assunto in età imperiale dalle province africane come produttrici e fornitrici di derrate alimentari

Dopo l’ultima campagna di scavo del relitto di Giglio Porto, nel 1988, sono passati tre anni prima di vedere finalmente restaurati i reperti di quell’antica nave. La loro preliminare presentazione è stata effettuata nell’ambito della mostra “Relitti di storia.

Archeologia subacquea in Maremma”, organizzata dalla Soprintendenza Archeologica della Toscana e dal Comune di Grosseto.

Lo scavo del relitto del Giglio, come molti ancora ricordano, anche sulla scorta di trasmissioni televisive frequentemente ritrasmesse, è stato uno degli interventi più pubblicizzati e, a suo modo, uno degli esperimenti più emblematici dell’archeologia subacquea nazionale.

L’iniziativa partì grazie all’interessamento di “Archeologia Viva”, che lanciò una sottoscrizione per il salvataggio del relitto tra i suoi lettori e, fatto allora (1984) ancora desueto, si avvalse del contributo di uno “sponsor” privato, che mobilitò con un concorso giornalistico l’attenzione dei mass media.

Inoltre, proprio nel cantiere di Giglio Porto si sperimentò con successo la formula di collaborazione offerta dai volontari, a cui presto si affiancarono anche sommozzatori della Soprintendenza. […]