Nel palazzo sommerso di Claudio Nuove ricerche sui fondali di Baia

Archeologia Viva n. 29 – maggio 1992
pp. 10-22

di Gennaro Di Fraia

Sui fondali del golfo di Pozzuoli dove il bradisismo ha collocato i resti dell’antica Baia

Qui recenti indagini subacquee hanno rivelato le strutture di un settore monumentale della città che fu luogo ricercato di villeggiatura per i Romani dell’età imperiale

Ad occidente di Napoli si estende la regione vulcanica dei campi Flegrei, affacciata sulle acque del golfo di Pozzuoli e nota sia per le cospicue testimonianze archeologiche di età classica, sia per le periodiche, allarmanti recrudescenze del fenomeno bradisismico che nell’arco dei secoli ha profondamente alterato l’originaria morfologia costiera.

Ma è a ovest di Pozzuoli, là dove si apre l’odierna rada di Baia, che il bradisismo ha dispiegato i suoi effetti con particolare evidenza e molti degli antichi edifici sorti sul litorale giacciono ora sommersi dal mare, soprattutto nello specchio d’acqua prospiciente la Punta dell’Epitaffio.

Sul declinio di Punta dell’Epitaffio si scorgono ancora i resti di un edificio in laterizio e in opera reticolata che studi recenti ravvisano come il palazzo baiano dell’imperatore Claudio.

Esigui resti di ambienti, di corridoi e pavimenti musivi serbano la memoria di questa regale dimora che digradava dalla sommità collinare con una serie di terrazzamenti che ancora dominano l’azzurro delle onde ma, privi di un’apparente e organica connessione, i ruderi conservati in ambiente aereo non lasciano intuire la primitiva nobiltà di impianto del complesso e solo grazie alle indagini subacquee è stata resa possibile la lettura di un significativo spezzone edilizio, entro il quale va a inserirsi il sontuoso ninfeo riesumato recentemente dalla Soprintendenza di Napoli e riconosciuto come lo stibadium (triclino) di Claudio da Bernard Andreae dell’Università di Marburg, comparando le decorazioni scultoree restituite dagli scavi. […]