Luca Cianfarani: una pagina di storia Archeologia subacquea

Archeologia Viva n. 28 – aprile 1992
p. 61

di Claudio Mocchegiani Carpano

Con la scomparsa del giovane collaboratore dello STAS si deve ritenere conclusa la dimensione pionieristica dell’archeologia subacquea italiana

La mattina di lunedì 11 novembre 1991, le acque del fiume Velino hanno strappato alla vita Luca Cianfarani, il giovane esperto subacqueo dello STAS. La tragedia dell’acqua si è rinnovata quasi quindici anni dopo il fatale incidente occorso a Nino Lamboglia, pioniere dell’archeologa subacquea italiana.

Luca Cianfarani era nato a Ponza il 22 maggio 1953; laureatosi in Scienze Geologiche all’Università di Roma, aveva da sempre mostrato propensione all’ambiente subacqueo: ne fanno fede i numerosi brevetti conseguiti e l’esperienza maturata, anche come altofondista, sia in Italia sia all’estero.

Raggiunta la migliore conoscenza dell’ambiente acqueo e delle tecniche di immersione, Cianfarani investe questo suo patrimonio professionale nel Ministero per i Beni culturali e ambientali.

Un ulteriore brevetto nel 1983 nell’ambito della convenzione FIPS, altri quattro anni in anticamera presso la Direzione Generale per le Biblioteche e i Beni librari con Francesco Sisinni, poi – grazie proprio al nuovo Direttore Generale del Ministero – Luca Cianfarani approda al Servizio Tecnico per l’Archeologia Subacquea appena istituito (autunno 1986).

Presso lo STAS Cianfarani dà il meglio di sé. Come spesso accade in un Ministero impermeabile alle qualità del personale tecnico-scientifico, si dà tanto per ricevere in cambio poco o nulla.

È la sola nota melanconica di chi ha conosciuto e apprezzato il profilo professionale e umano di Luca Cianfarani; in cinque intensi anni di duro lavoro, Cianfarani ha partecipato a tutte le attività subacquee dello STAS contribuendo in modo fondamentale all’affermazione del ruolo scientifico e tecnico del nuovo servizio. […]