Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 28 – aprile 1992

di Piero Pruneti

Qualche lettore storcerà la bocca leggendo queste righe e trovandovi del sapore politico in coincidenza con le elezioni. Ma, date le circostanze, sembra inevitabile la politica, al termine di una campagna elettorale forse la più nebbiosa e frastornante dall’inizio della Repubblica, a meno che qualcuno non pensi che le scelte politiche non c’entrino con l’archeologia…

Dunque. Siamo arrivati non si sa come alla fine della decima legislatura e ci hanno chiamati a votare, cioè a esprimere un giudizio sull’operato e sui programmi dei partiti, a cominciare da quelli che avendoci governato portano la responsabilità dell’esistente. Esprimiamolo allora questo giudizio, limitandoci certo ai Beni culturali che sono la materia quotidiana del nostro interesse e distogliendo per un attimo lo sguardo da tutto il resto.

Dal 1987 abbiamo avuto tre ministri dei Beni culturali, durati in media un anno ciascuno: Carlo Vizzini, Vincenza Bono Parrino e Ferdinando Facchiano, tutti del PSDI, essendo i Beni culturali considerati un “bene minore” dal punto di vista dei bilanci, ovvero dei favori clientelari procacciabili, e quindi lasciati in appannaggio ai “partiti minori”.

Poi con l’ultimo governo Andreotti  il nostro disgraziato dicastero fu “dato” ai Repubblicani (in cambio di Poste e Telecomunicazioni), che non lo vollero e se ne andarono sbattendo la porta. Da allora lo stesso Presidente del Consiglio ha retto ad interim i Beni culturali, il che significa non avere avuto più nemmeno il titolare effettivo.

C’è da chiedersi che cosa un quarto ministro sarebbe riuscito a fare – ammesse e non concesse le capacità personali – più dei precedenti, data appunto la scarsa valenza nella classifica del potere che i partiti di governo hanno finora attribuito all’amministrazione di un patrimonio che tutto il mondo ci invidia (e ci ruba).

Le conseguenze di questo palese non-governo dei Beni culturali sono sotto gli occhi: una ricchezza lasciata finora allo sfascio e – ciò che è più grave – senza programma politico per il futuro che lasci intravedere un’alba diversa. Chi dobbiamo ringraziare?

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”