Navi villanoviane Insieme per l'archeologia

Archeologia Viva n. 27 – marzo 1992
pp. 76-78

di  Francesco Nastasi

Presso Tarquinia l’attività di ricognizione di superficie dell’Associazione Archeologia “Centumcellae” di Civitavecchia ha dato modo di ritrovare frammenti di modellini di nave da corredi tombali del IX sec. a.C.

Da essi si possono trarre interessanti riflessioni sulla navigazione commerciale della prima età del Ferro

L’Etruria meridionale rappresenta una delle regioni italiane più interessanti dal punto di vista archeologico. Ricca di testimonianze del passato, è stata da tempo immemorabile oggetto ora di ricerche e iniziative costruttive e concrete, ora di atti illeciti mossi dal vandalismo di saccheggiatori clandestini. Nonostante questa premessa il sito ove sorgeva l’antica città dei Tarquinii, conserva ancora inalterato il fascino della ricerca.

L’Associazione Archeologia “Centumcellae” di Civitavecchia, che da oltre 80 anni opera nella zona, in accordo con le locali soprintendenze effettuando tra l’altro ricerche topografiche per una maggiore valorizzazione e tutela del patrimonio storico-archeologico, durante una ricognizione di superficie a Poggio dell’Impiccato, ha rinvenuto sul terreno arato materiale archeologico relativo a sepolture villanoviane a incinerazione.

Oltre a queste prime ricognizioni (effettuate da Raffaele Lunati), successive e sistematiche ricerche a seguito di una profonda aratura e piogge torrenziali (operate in loco da Lunati stesso e da Antonio Maffei, Fabrizio Mattei e Francesco Nastasi per individuare e riportare in planimetria l’esatta ubicazione dei contesti tombali ancora individuabili) permisero il ritrovamento e il recupero di altro significativo materiale.

La ripulitura dei frammenti ceramici e il loro studio a scopi didattici, ha così condotto a un esame più approfondito a causa di alcune particolari forme tipologiche. […]