Ciriaco il mercante Alle origini dell'archeologia

Archeologia Viva n. 26 – gennaio/febbraio 1992
pp. 66-70

di Michele Polverari

Prima viaggiatore per professione in seguito per amore dell’antichità

Ciriaco Pizzecolli da Ancora è considerato oggi un “padre dell’archeologia” per la vasta e accurata raccolta di epigrafi classiche

Nel sesto centenario della nascita la città di origine gli dedica una mostra che ne ripercorre l’avventura umana e culturale attraverso i fantastici disegni di un artista contemporaneo

Nella prima metà del Quattrocento un anconitano solca ripetutamente il Mediterraneo orientale, all’inizio per far quattrini, poi per inseguire un sogno. Prima di diventare il “padre dell’archeologia” Ciriaco Pizzecolli viaggia per mercatua, mercante rampollo di mercanti.

Tocca quasi tutte le regioni del mondo conosciuto, ma la frequentazione delle genti, delle terre più lontane, non esaurisce i suoi interessi. Lo affascinano le vestigia grandiose del passato che incontra nei viaggi in Italia, in Dalmazia, in Grecia, in Asia Minore, in Siria, in Egitto.

A trent’anni Ciriaco si dà all’apprendimento del latino, poi del greco; continua sempre ad avere a che fare con merci e mercanti, ma più che alla compilazione dei libri mastri ora è intento a trascrivere e a decifrare epigrafi, a disegnare monumenti e avanzi, che, di giorno in giorno, «temporis labe hominumque incuria», vanno in rovina.

Il passato classico diventa la sua nuova patria. E il culto di quella civiltà, un tempo comune a un continente intero, si lega all’ideale politico di una nuova unità cristiana del Mediterraneo, del cui versante ellenico stanno impadronendosi invece nuovi “barbari”.

Amico e collaboratore di potenti, cerca di trasmettere i suoi interessi a principi e papi, in genere tuttavia interessati ad altro. Muore appena in tempo per non vedere la caduta di Costantinopoli e, con essa, la fine del suo voto impossibile. […]