Navigare in Padania Archeologia subacquea

Archeologia Viva n. 42 – novembre/dicembre 1993
pp. 77-79

di Stefano Medas e Remy Mussati

Fino a pochi decenni fa la grande pianura era percorsa da canali che collegavano mari e fiumi assicurando trasporti e commerci
Ecco i casi di Bologna e Modena…

È davvero difficile oggi immaginare l’importanza che le vie di comunicazione fluviale rivestirono fino alla prima metà del nostro secolo nella Pianura Padana, ormai completamente sostituite dal traffico su strada e su rotaia (vedi AV nn. 24 e 31).
Dall’originario sfruttamento dei corsi d’acqua naturali (iniziato certamente fin dalla Preistoria) si passò alla costruzione e sistemazione di idrovie artificiali, in grado si collegare le principali città di queste regioni con il Po e l’Adriatico.

Con l’Altomedioevo iniziò la costruzione dei navigli, tessendo una fitta rete di canali artificiali, attorno ai quali si sviluppoò un caratteristico sistema economico (industriale e commerciale), e più generalmente culturale, che trasformò notevolmente il paesaggio della pianura e quello delle stesse città.

Il corso dei navigli, a cominciare dai porti cittadini, segnò la nascita di centri abitati, aree produttive, stazioni del dazio, approdi, chiuse (che permettevano alle imbarcazioni il superamento dei dislivelli del corso d’acqua) e, non da ultimi, luoghi di culto, cioè di un intero sistema di vita che gravitava attorno al canale e traeva da esso la propria ragione d’essere. […]