Ecco l’albero della vita Palermo: splendori del Medioevo

Archeologia Viva n. 42 – novembre/dicembre 1993
pp. 34-47

di Guido Meli

A Palermo dieci anni di restauri nella più grande cattedrale normanna della Sicilia hanno consentito di approfondire le conoscenze del monumento ma anche di compiere un’eccezionale scoperta nel portico meridionale
Così sotto una neutra scialbatura è riemersa la grande e complessa rappresentazione di un modo di vita e di fede sospeso fra i rami attorcigliati di un albero mistico

La cattedrale di Palermo è un’opera unica che racchiude nel suo cuore il messaggio che artisti e lapidici, maestranze e costruttori hanno voluto tramandare nei secoli a perenne memoria. Le vicende della cattedrale, da sempre oggetto di studi e di scritti, racchiudono il profondo senso religioso dell’intera città e la cultura che ne ha segnato i tempi, quale luogo della memoria civile e spirituale di un intero popolo.

Ora, dopo dieci anni di restauri, il monumento dischiude le sue porte, svela i suoi segreti, ridà alla storia le parti nascoste della sua fabbrica. E così, quasi per incanto, l’edificio sembra di nuovo riecheggiare delle voci dei suoi sculptores e dei magistri lapidarii, intenti a trasportare il segno della loro fede nella grezza materia lapidea.

L’edificio sovrasta con la sua mole possente la parte alta del “cassaro”, lungo la strada mediana della città antica (attuale Corso Vittorio Emanuele) che dal mare conduceva al regio palazzo. Prima basilica bizantina, fu trasformata in moschea durante il dominio musulmano sulla Sicilia e in seguito riconsacrata al culto cristiano, dopo la conquista da parte dei Normanni. Secondo le cronache fu ricostrutia nell’anno 1185 sotto re Guglielmo II, per volontà dell’arcivescovo Gualtiero, presule della città capitale del Regno del Sole. […]