Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 42 – novembre/dicembre 1993

di Piero Pruneti

Il Disco di Festos: da feticcio dell’archeologia cretese a problematico oggetto di studio. Questo poteva essere il titolo del libro di Louis Godart che “Archeologia Viva” offre questo mese ai suoi lettori. Abbiamo certo preferito un’altra titolazione, che fosse comunque interprete dei dubbi che ancora accompagnano questo eccezionale reperto giuntoci dalla più antica civiltà mediterranea. Il mistero rimane, ma dopo anni di analisi e raffronti condotti da Godart, uno dei massimi esperti di scritture egee, il mistero acquista contorni ristretti, da cui un giorno potrà scaturire la verità su quei segni.

Questo Disco di Festos ha riscosso una grande fortuna. Ho un intero scomparto del mio ufficio che con il passare del tempo di colma di manoscritti, di varia e non sempre modesta levatura, dove spesso si afferma di avere scoperto la chiave interpretativa del Disco. Senza mettere in dubbio il valore dei molti studiosi che si sono fatti avanti, ho preferito attendere l’esito delle ricerche dell’amico Godart, che non si annunciavano clamorose, ma tuttavia decivise per definire le certezze raggiunte e i quesiti irrisolti in un campo che risultava ormai impraticabile per i troppi sbandieratori di verità.

Con la pubblicazione di questa breve e chiara sintesi degli studi del professor Godart (l’edizione completa è in preparazione da Einaudi) “Archeologia Viva” prosegue nella sua proposta di risultati scientifici di valore raggiunti – com’è nella natura delle cose – al prezzo di un lungo e severo impegno personale.
Così è stato per Joaquin Galarza, lo “Champollion” della scrittura azteca: un’intera vita trascorsa fra i codici e i villaggi dei contadini messicani; così è stato per Edoardo Borzatti, lo scopritore della pietra topografica di Jebel Amud: venti anni di deserto a studiare caratteri e origini delle culture nomadiche. Ora è Godart che esce dalla solitudine delle sue indagini e accetta l’invito a parlare. Lo ringraziamo per la stima che in tal modo ci dimostra, come siamo grati all’Archeoclub d’Italia per aver collaborato alla presentazione di questa nostra iniziativa.

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”