Ritorno a Bisanzio Sulle antiche strade

Archeologia Viva n. 41 – settembre/ottobre 1993
pp. 30-43

di Despina Evgenidou e Judith Lange

Lungo il percorso dell’antica via Egnatia a scoprire le tracce evidenti o nascoste dei castelli della capitale d’Oriente posti a difesa delle regini di Macedonia e Tracia: è questo l’itinerario riscoperto da un’archeologa greca e dall’inviata di “Archeologia Viva” che ci propongono il fascino di un’austera Grecia medievale

Certo, il nostro viaggio non può che iniziare nel grande ventre di Bisanzio, a Costantinopoli, nella basilica di Santa Sofia, dove sotto l’immensa cupola gli uomini appaiono sperduti come in un formicaio impazzito. La spazialità del luogo è talmente autoritaria, spoglia e priva di quella fastosità di altre chiese – come per esempio San Pietro – che incute la paura del vuoto. Al posto dell’autocelebrazione con opulenze architettoniche si è fatta qui la scelta della severità, inattaccabile nei secoli. La possente cupola e la grigia pietra tengono nella semioscurità lo spazio, appena illuminato dai bagliori delle grandi scritte coraniche in oro appese agli angoli.

È un santuario senza culto che a Istanbul viene chiamato “museo” e che tradisce, tra polvere e crepe, il suo destino terreno di essere un monumento e null’altro. Lo scrittore Jossip Brodsky, nel suo libro Fuga da Bisanzio lo definisce «rospo di pietra congelato» dove soltanto i minareti posticci «indicano la direzione dell’anima». […]