Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 41 – settembre/ottobre 1993

di Piero Pruneti

Scrivo queste righe nel nostro consueto appuntamento prima delle ferie d’agosto, quando ancora non si conosce l’esito dell’indagine avviata dalla magistrature di Paola su Francesco Sisinni. Al momento il direttore generale del Ministero dei beni culturali ha passato in carcere qualche giorno, poi ha avuto gli arresti domiciliari e infine è stato reintegrato nelle sue funzioni. Abbiamo qualcosa da dirgli? Senza attendere l’eventuale processo, non credo che Sisinni sia un disonesto.
Affermo questo in parte conoscendolo direttamente, ma soprattutto conoscendo bene la stima di alcuni suoi fedeli collaborari che quanto me sono rimasti increduli alla notizia dell’arresto. La giustizia sta comunque facendo il suo corso. Quindi ha fatto bene Ronchey a confermare – in attesa non dico del giudizio, ma del completamento d’indagine – piena fiducia al suo direttore, sottraendolo al lingiaggio di piazza che era già iniziato.

E qui volevo arrivare. Durante i giorni dell’arresto ne abbiamo lette di tutti i colori. Gente che lapidava senza la minima ombra di dubbio. In particolare ricordo gli interventi su “La Stampa” di Paolo Guzzanti e Vittorio Sgarbi (di quest’ultimo in verità si riportavano solo alcune dichiarazioni). Il primo, in un articolo di evidente ispirazione lombrosiana (l’aspetto fisico si combina con le qualità morali dell’individuo), prendeva spunto da quell’arresto per distruggere l’uomo dal di dentro (povertà culturale, mediocrità burocratica, grandi ambizioni di una piccola anima) e dal di fuori (inefficienza e prepotenza amministrativa); quanto al secondo si compiaceva che, innocente o colpevole che fosse (ciò non contava), Sisinni avesse perso una carica che in nessun modo gli competeva. Indipendentemente da quello che può essere un giudizio di merito sull’operato tecnico del responsabile dei beni culturali (da molti correttamente criticato), mi domando che razza di giornalismo sia questo, capace di rovesciare tonnellate di spazzatura emotiva invece di documentare i lettori con i fatti. Per sparlare e offendere non occorre scrivere su un grande quotidiano o “incazzarsi” davanti alle telecamere di Berlusconi. Una volta bastavano le osterie.

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”