La memoria dell’Eufrate I luoghi che hanno fatto la storia

Archeologia Viva n. 40 – luglio/agosto 1993
pp. 10-31

di Olivier Rouault, Pierre Leriche e Jean-Claude Margueron

La straordinaria vicenda archeologica della terra del medio Eufrate e della Gezira siriana inizia nella preistoria e soprattutto con la fioritura della più antica civiltà urbana del mondo per arrivare al periodo arabo e all’attuale trasformazione economica della valle
Un itinerario storico millenario che “Archeologia Viva” ripercorre con i suoi lettori in occasione della grande mostra in corso a Rimini

La cultura europea e, in particolare, la cultura italiana hanno conservato e coltivato la coscienza che le radici della nostra civiltà e una grande parte degli elementi intellettuali e istituzionali su cui si articola l’identità moderna e contemporanea si trovano e affondano nel mondo classico, nel passato, remoto ma nello stesso tempo familiare e conosciuto, delle civiltà greca e romana, sentite come vere “madri” della nostra società e della nostra razionalità. Insieme a questa coscienza si sono sviluppati la volontà e il piacere della ricerca di valori e modelli considerati “classici”, per arrivare alla definizione e al controllo di una serie di ideali – estetici, letterari, ma anche umani, storici e sociali – che costituiscono la trama della nostra mentalità moderna.

Lo studio e la conoscenza dell’antichità classica sono sempre stati considerati importanti e produttivi, il contatto con le civiltà del Vicino Oriente antico e i popoli che hanno abitato questa vasta regione che va dall’Egitto all’Iran contemporanei ha generato nella cultura “occidentale” delle reazioni diverse e ambigue.
Il modo europeo, riconoscendosi profondamente marcato dalla religione cristiana, ed erede della conoscenza e della sapienza del Vecchio e Nuovo Testamento, ha dovuto farsi un’opinione e interessarsi al paese, ai popoli che avevano preso parte allo svolgersi della storia sacra. Tuttavia, questo interesse è restato per secoli limitato a un piccolo gruppo di dotti e quando si è esteso, in epoche relativamente recenti, a una più vasta cerchia di studiosi, il confronto tra le istituzioni e le creazioni artistiche e letterarie della cultura latina e greca e quelle presenti nel mondo biblico ha generato un giudizio severo, negativo nei riguardi delle civiltà semitiche, considerate barbare e selvagge.

L’opinione dei biblisti nei riguardi della cultura vicino-orientale – formatasi sulla solo fonte esistente all’epoca, i testi stessi della Bibbia, che condannano senza appello i popoli vicini, la cui cultura pare caratterizzata da un politeismo particolarmente irrazionale, da un pensiero politico fondato sulla violenza pura, da un comportamento sociale proverbialmente immorale – ha potuto giustificare per lungo tempo la mancanza di un interesse reale per un mondo e una società geograficamente e storicamente prossimi al nostro. […]