L’ombra di Matilde Orvieto: splendori del romanico

Archeologia Viva n. 39 – giugno 1993
pp. 48-59

di Ruggero Iorio

L’abbazia orvietana dei Santi Severo e Martirio fu fondata nel VI secolo e rinnovata dai monaci cistercensi
Ma l’elemento più spettacolare dell’intero complesso architettonico giunto fino a noi rimane la torre dodecagonale voluta da Matilde di Canossa

Ai piedi del colle che si trova a sud della città di Orvieto è adagiato il complesso monastico dell’abbazia dei Santi Severo e Martirio. Percorrendo la statale 71 che conduce a Bolsena si ha a un certo punto l’impressione di scorgere un borgo fortificato, facilmente individuabile da una torre poligonale che svetta sull’agglomerato costruito interamente in materiale tufaceo e che dà all’insieme un aspetto del tutto singolare.
Si tratta di un grande edificio a forma di elle, attualmente costituito da due corpi distaccati che nell’arco di cinque o sei secoli, dal VI al XII, sono stati modificati, così come risulta dagli studi storici sui primi commendatari dell’abbazia, inclusa tra le otto del Distretto di Orvieto, descritte da Lubin nella Notitia Abbatiarum Italiae.

La prima e notevole indicazione storica si trova nei Dialoghi di Gregorio Magno (VI secolo), proprio a riguardo di alcune descrizioni di miracoli attribuiti ai SS. Severo e Martirio, titolari della chiesa madre del monastero, eretta dai monaci benedettini. La costruzione originaria, che probabilmente può essere fatta risalire anche a prima dell’epoca di papa Gregorio Magno, comprendeva una chiesa di certo più grande rispetto a quella pervenutaci, la quale, secondo le ricerche condotte in base a parti di fondamenta superstiti, avrebbe avuto una lunghezza di 38 metri con una larghezza di poco inferiore ai dieci. […]