Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 39 – giugno 1993

di Piero Pruneti

È trascorso appena un anno da quella sera d’estate in cui “Archeologia Viva” e Archeoclub d’Italia organizzarono a Firenze la prima Conferenza sullo stato del patrimonio culturale della Croazia. Quando l’inno della neonata repubblica risuonò nel salone de’ Cinquecento di Palazzo Vecchio, a molti croati spuntarono le lacrime e noi ci commuovemmo con loro, anche per aver constatato gli effetti dei criminali bombardamenti serbi sulle città d’arte della Dalmazia. Era presente la signora Vesna Girardi-Jurkic, ministro croato della Cultura, che dopo un’elencazione spaventosa di scuole, edifici storici, biblioteche e musei colpiti dalle artiglierie, denunciò danni per svariate migliaia di miliardi. Ci sentimmo orgogliosi allora di aver dato voce – quasi soli in Italia – a una Croazia gravemente ferita, vittima della barbarie serba, offesa nella carne della sua gente come nello splendore dei suoi monumenti.

Peccato che dopo dodici mesi i sensi di quella solidarietà debbano essere ripensati. Già sul numero dello scorso novembre abbiamo segnalato la “pressione” del centralismo di Zagabria, particolarmente forte nei confronti delle residue comunità italiane. Ora il sangue della Bosnia e le tacite mire spartitorie croate sul vicino stato martire! Non parliamo dei serbi che sui libri di storia ruberanno le pagine al nazismo. Ma la civile, la cattolica Croazia davvero non poteva evitare di sporcarsi con questa satanica fissazione della “pulizia etnica”?

Come potremo ora, ministro Jurkic, presidente Tudjman, fare quello per cui ci muovemmo un anno fa senza passare per complici del vostro nazionalismo? Certo i vostri monumenti devono essere restaurati con l’aiuto di tutti, perché la cultura e l’arte non hanno confini, al pari dei sentimenti di umanità che avrebbero dovuto evitare le violenze della schifosa guerra iugoslava. Ma da ora in poi la nostra solidarietà sarà motivata non dalla vostra azione di governo, sinceramente troppo piena di ombre, bensì dai tanti amici croati che sappiamo non aver condiviso le scelte di guerra. A loro tocca infatti essere lievito per la Croazia di domani. La giovane Croazia, tollerante e pacifica, che attendevamo dopo la fine del comunismo.

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”