Incontro con Savino di Lernia La voce della storia

Archeologia Viva n. 175 – gennaio/febbraio 2016
pp. 72-74

Intervista di Giulia e Piero Pruneti

«Migliaia di rappresentazioni incise o dipinte sulle rocce del Sahara sono le “istantanee” di un’antica regione fertile e popolata»

«Nella preistoria sahariana abbiamo individuato dei processi culturali diversi da quelli che diamo per acquisiti»

«Fra Tuareg e Tebou un conflitto feroce di cui non si parla»

«Un rischio che nonostante tutto dobbiamo evitare è la sterilizzazione della ricerca nei Paesi in crisi del Nord Africa»

Ha il physique du rôle Savino di Lernia, quello che si richiede per vivere mesi interi negli anfratti del Sahara, in situazioni di isolamento dove l’adattamento deve essere completo, altrimenti non si resiste.

Quello, per intendersi, che hanno i Tuareg, guide e compagni inseparabili di Savino, che gli hanno insegnato a sopravvivere “cucinando” sulla sabbia rovente vipere, procavie, lucertoloni e quant’altro il deserto può offrire. Ma queste sono solo curiosità a uso di noi europei da supermercato…

Il mondo sconfinato di Savino di Lernia sono le incisioni e le pitture rupestri (decine di migliaia quelle catalogate finora) lasciate dai sahariani preistorici, quando la più grande area arida del pianeta era tutta verde. Un mondo che, senza tanti complimenti, gli spalancò davanti il suo maestro, Fabrizio Mori (1926-2010), massimo esperto di arte rupestre sahariana, quando agli inizi degli scorsi anni Novanta gli disse (a Roma): «Queste sono le chiavi della land rover. Portala nel Tadrart Acacus: ci vediamo lì».

Quel viaggio segnò la vita di Savino… E ora eccolo qui, a rispondere alle nostre domande, orfano di un deserto a un tratto divenuto inavvicinabile.

Di Lernia insegna Etnografia preistorica dell’Africa alla Sapienza – Università di Roma e da molti anni dirige la Missione archeologica nel Sahara dell’ateneo, inizialmente concentrata nei massicci montani dell’Acacus e Messak, nella Libia sud-occidentale, e dal 2014, nella regione del Chott el-Jerid nella Tunisia meridionale.

In particolare le sue ricerche hanno per oggetto le relazioni tra mutamenti ambientali e dinamiche culturali nel Sahara, i cacciatori-raccoglitori “complessi”, l’arte rupestre africana, lo studio dei processi di trasformazione sociale nelle prime realtà pastorali africane.

Consulente Unesco, insignito nel 2012 del Premio “Giorgio Sangiorgi” dell’Accademia dei Lincei per la Storia e l’Etnologia dell’Africa, di Lernia ha scritto oltre centosessanta articoli in riviste scientifiche e curato otto volumi sull’archeologia del Sahara. […]