La nave greca di Gela Sulla costa meridionale della Sicilia

Archeologia Viva n. 37 – aprile 1993
pp. 58-67

di Rosalba Panvini

Il relitto arcaico nel mare antistante la potente colonia greca si può già annoverare fra le scoperte che fanno la storia dell’archeologia subacquea grazie al suo straordinario stato di conservazione e per essere uno dei più antichi fra quelli finora rinvenuti nel Mediterraneo

La ricchezza e la varietà del patrimonio di Gela non finiscono mai di stupire ed ora la colonia rodio-cretese si ripropone nuovamente all’attenzione per i ritrovamento subacquei fatti negli ultimi anni, che hanno contribuito ad arricchire il quadro delle conoscenze sulle relazioni commerciali della città greca e sulla probabile ubicazione delle sue strutture portuali a completamento dell’organizzazione urbana, già dall’epoca arcaica (VI sec. a.C.).

La scoperta subacquea più importante è costituita dal ritrovamento di un relitto greco, la cui presenza nel tratto di mare antistante la costa di Gela venne segnalato già alla fine del 1988 da due subacquei locali, Gianni Occhipinti e Gino Morteo, i quali consegnarono al Museo di Gela quattro arule fittili (piccoli altari in terracotta) di forma rettangolare, decorate da una fascia centrale di palmette e fiori di loto sovradipinte in bianco e rosso, da un fascia di ovuli, che segnano l’esterno del coronamento, e da una fascia continua decorata con onde alla base. Insieme a questi reperti furono consegnati anche un tripode bronzeo, costituito da un anello sostenuto da zampe leonine, e due frammenti di una coppa a figure nere, della quale sono state  poi recuperate durante lo scavo altre porzioni che hanno consentito di ricostruire la scena figurata: su un lato è una figura maschile ammantata che incede verso sinistra, mentre sull’altro lato è raffigurato un cavaliere al galoppo nell’atto di volgere la testa indietro; le due scene sono definite da palmette dipinte sotto le anse ricurve. […]