I bronzi di Brindisi Museo involontario nel mare di Puglia

Archeologia Viva n. 37 – aprile 1993
pp. 12-25

di Giuseppe Andreassi, Giovanni Lattanzi, Angela Marinazzo, Claudio Moccheggiano Carpano e Benita Sciarra Bardaro

La scoperta di frammenti di statue sui fondali di Punta Serrone ha riacceso le speranze di una seconda Riace
Le indagini hanno invece identificato un fenomeno ancora poco noto per l’antichità e quindi di grande importanza archeologica: il trasporto di materiale metallico da rifondere

Delle non comuni scoperte subacquee di Punta Serrone, due miglia a nord dell’imboccatura attuale del porto di Brindisi, sono state piene le cronache dell’estate ’92, ben al di là dello stretto ambito locale. L’avvio delle scoperte, come è noto, si deve alle occasionali immersioni del maggiore dei Carabinieri Luigi Robusto e di quattro subacquei suoi accompagnatori. Il primo pezzo a essere individuato, il 19 luglio, a circa 400 metri dalla riva e a 16 di profondità, fu un piede di bella fattura, divenuto famoso per essere stato scambiato a prima vista con quello di un corpo senza vita.

Ma già nel 1972 un altro piede in bronzo – di tutt’altro stile e quindi di altra epoca, appartenuto a una statua femminile panneggiata di grandezza molto maggiore del vero – era stato recuperato in quello stesso specchio di mare da tre altri subacquei e consegnato al Museo Provinciale di Brindisi; nessun esito, però, avevano sortito le successive immersioni volte a rintracciare, appunto, tutto il resto della grande statua.

Anche quest’anno, dopo il recupero  dei primo frammenti, l’aspettativa, diffusasi localmente ed enfatizzata dalla stampa, è stata che i pezzi già portati in superficie dovessero necessariamente riferirsi a statue intere, visto anche che già nelle prime immersioni due tronconi di statue erano stati riconosciuti al di sotto di un costone di roccia e visto che lo stesso primo piede recuperato il 19 luglio era stato seguito pochi giorni dopo dalla scoperta di un piede gemello. […]