La pietra topografica di Jebel Amud Sensazionale ritrovamento in Giordania

Archeologia Viva n. 36 – marzo 1993
pp. 12-25

di Edoardo Borzatti von Lowenstern

L’incisione rupestre scoperta in una cavità del deserto giordano rivela dopo cinque millenni il proprio misterioso significato
L’esatta applicazione alla morfologia del territorio circostante ne fa la più antica rappresentazione topografica finora conosciuta

Fin dal 1974 avevo iniziato a esplorare sistematicamente il deserto della Giordania meridionale e più precisamente quel territorio dalla morfologia aspra e tormentata che dalla scarpata del Ras en Naqb arriva al confine con l’Arabia Saudita.

Avevo scelto questa regione, di cui fa parte il noto complesso vallivo di Wadi Ram, perché essa è stata da millenni la via prescelta per i traffici carovanieri che si spostavano dai territori della Siria e del Libano verso la penisola arabica e viceversa, quindi luogo di soste di beduini forse fino dai tempi in cui queste genti, caratterizzate da una singolare morfologia culturale, incominciarono a differenziarsi dalle ultime culture dei cacciatori-raccoglitori.

Un altro motivo che aveva attratto la mia attenzione era che il territorio si era andato progressivamente inaridendo da circa 4500 anni a questa parte, fino a divenire il deserto quale oggi si presenta: quasi certamente nelle epoche precedenti la regione era stata caratterizzata, se non proprio da ambienti di boschi o foreste, da savane o praterie ben più verdeggianti di oggi. Questi fatti sembrano ampiamente confermati dalla presenza di numerosi insediamenti preistorici che dal Paleolitico giungono ininterrotti fino alla prima età del Bronzo (circa 2500 a.C.) e che le stesse missioni da me organizzate hanno messo in luce. Dopo di che il territorio fu percorso solo da gruppi più o meno numerosi di pastori nomadi.

Attualmente questa parte del deserto giordano si presenta come un vasto mare di sabbia, da cui, come isole delle rapide falesie, emergono i Jebel, imponenti rilievi di roccia alti fino a 800 metri dal piano di campagna, che articolano, grazie proprio a questa loro particolare morfologia, una miriade di valli e vallecole, gli wadi, fino a creare un vero labirinto e uno dei passaggi più suggestivi della Terra. Lo stesso Lawrence d’Arabia, che qui operò fra il 1917 e il 1918, ne rimase profondamente colpito, come appare dai suoi stessi diari di guerra, dove l’ispirazione e lo stile mutano visibilmente quando descrive questi luoghi. […]