Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 35 – gennaio/febbraio 1993

di Piero Pruneti

Prende avvio dal seguente numero di ‘Archeologia Viva’ la collaborazione con la Soprintendenza archeologica di Sassari e Nuoro. Seguirà, quindi, dopo questo primo articolo sul “gigante rosso”, una serie di contributi per comprendere le tappe fondamentali di quella originalissima civiltà nuragica che ha fatto della Sardegna un affascinante unicum culturale e che, non dimentichiamolo, sta alla base degli aspetti peculiari del popolo sardo: il passato per capire il presente… Giustamente Fulvia Lo Schiavo ha voluto iniziare il ciclo di pubblicazioni dal principe dei nuraghi, l’imponente nuraghe Arrubiu, oggetto di uno scavo altrettanto grandioso, che per la prima volta possiamo ammirare sulle nostre pagine nelle stupende venute zenitali.

Le decennali ricerche, di cui comparirà entro breve – esito non frequente degli scavi archeologici nazionali – il volume della pubblicazione scientifica, colpiscono l’attenzione per aver evidenziato la complessità strutturale del monumento (scoprendo fra l’altro un sistema di raccolta delle acque con soluzioni tecniche affatto inedite per l’epoca) e per il sensazionale ritrovamento di un vasetto miceneo che alla dimensione ingegneristica e “terragna” dei popoli nuragici  aggiunge il respiro tutto mediterraneo di lontani e precocissimi rapporti commerciali. Ma un altro aspetto dell’attuale vicenda del nuraghe Arrubiu ci premo sottolineare: il fatto che il suo scavo e la sua valorizzazione siano stati concepiti e realizzati come parti complementari di uno stesso progetto. Mentre si stanno completando le infrastrutture di servizio, il monumento è già visitabile. In tempi reali la grande impresa si è così dimostrata efficiente anche attraverso i diritti di appropriazione culturale dei cittadini e le necessità di un corretto sviluppo dell’isola.

Questo è il modo – è bene ripeterlo – che si richiede per rendere l’archeologia non solo utile agli studi e alla carriera scientifica di chi opera nel settore, ma sinergica con la vita culturale ed economica della società. In assenza di questo civile modo di intendere, quanti scavi hanno fatto una brutta fine!

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”