Alcantara: la valle del ponte Itinerario ai piedi del vulcano

Archeologia Viva n. 46 – luglio/agosto 1994
pp. 54-60

di Maria Costanza Lentini, Umberto Spigo e Salvatore Giglio

Il fiume Alcantara noto per le spettacolari gole 
scavate nel basalto dell’Etna ha dato il nome 
a una valle di 2500 anni di storia

Alcantara derviva dall’arabo Al Kantar, che significa “il ponte”: il ponte per eccellenza, quello che superava il fiume poco lontano e a sud dell’antica colonia di Naxos.
Al Idrisi nel XII secolo lo descriveva come «un ponte di meravigliosa struttura». Di epoca romana, fu certamente ricostruito durante la dominazione araba. Era posto lungo la Via Pompeia, strada romana ricordata da Cicerone, che ricalcava un più antico collegamento tra le città greche della costa. Muoveva, infatti, dal traghetto sullo stretto del Peloro e toccando Messina, Taormina e Catania raggiungeva Siracusa. Resti dell’antico ponte sono ancora in luce in prossimità di quello moderno sulla statale 114, non sono però visibili le sostrutture romane, di cui agli inizi del secolo faceva cenno l’archeologo Paolo Orsi.

L’antico nome greco del fiume era Akesines che compare sotto forma di divinità su talune coniazioni di Naxos della fine del V sec. a.C. Se le raffigurazioni di divinità fluviali appaiono consuete e diffuse nella monetazione greca del periodo classico, tale testimonianza non manca di suggestione e interesse. Al dio Akesines, alle sue acque limpide e abbondanti, i greci di Naxos dovevano la fertilità dei campi che si estendevano sulla pianura formata dal fiume alle falde del Monte Tauro (la vicina montagna dove sarebbe sorta Taormina). Pianura in verità esigua e ridotta, tant’è che ben presto i coloni in cerca di terre coltivabili occuparono quella di Fiumefreddo, dov’è da localizzare la città di Callipoli. […]