Troia: dal mito alla storia I grandi temi dell'archeologia

Archeologia Viva n. 46 – luglio/agosto 1994
pp. 18-27

di Louis Godart

Dalle avventurose ricerche di Schliemann alle più recenti scoperte sulla città omerica
Dalla scomparsa del “tesoro di Priamo” al suo romanzesco ritrovamento Ripercorriamo le vicende di una tappa della nostra civiltà con l’aiuto di un illustre archeologo

Quante necropoli sono cadute per l’amore ispirato da una bella donna? Quante guerre sono state cantate da un poeta che odiava la violenza e osservava con assoluta imparzialità i belligeranti? Quanti siti archeologici sono tornati alla luce grazie al giuramento fatto a se stesso da un bambino di meno di sette anni? Solo Troia vanta questi primati: perciò, da Omero a Schliemann, tutti i racconti su Troia, la città mitica dove storia e leggende s’intrecciano e spesso si confondono, suscitano meraviglia e generano passione.

Ma chi era Heinrich Schliemann, l’uomo che ha riscoperto Troia e ha dimostrato che il poeta non aveva mentito?

Nato il 6 gennaio del 1822 ad Ankershagen, nel Mecklenburg-Schwerin, Schliemann fu, sin dalla più tenera età, attirato dalle fiabe e dai racconti leggendari che riguardavano la sua regione. Per Natale del 1829, il padre, un pastore protestante, offre al figliolo un libro che ha per titolo Storia Universale per i bambini, a firma di un certo Georg Ludwig Jerrer. Su una delle tavole del libro si può contemplare la città di Troia in fiamme presa d’assalto dai Greci dopo dieci lunghi anni di assedio. Il piccolo Schliemann chiede al padre dove si trova questa città favolosa e s’informa di quanto rimane dei suoi splendidi palazzi. Con un sorriso sulle labbra, il padre risponde che si tratta di una leggenda inventata dai poeti e che Troia non è mai esistita. Il bambino è dispiaciuto e risponde «Non è vero! Un giorno, io ritroverò i resti della città di Priamo».

Gli anni passano, il piccolo Schliemann cresce e sviluppa un incredibile senso commerciale. Nel 1858 è ricco e pensa di ritirarsi dagli affari per dedicarsi interamente al suo vecchio sogno: cercare i mondi scomparsi cantati da Omero.
Così finalmente, nell’aprile del 1868, sbarca a Itaca per tentare di ritrovare i resti del palazzo di Ulisse. Dopo Itaca, Schliemann si reca a Micene e a Tirinto, ma è Troia che gli interessa e, seguendo la traccia del suo sogno, si imbarca per la Turchia. Molti allora pensavano che Troia fosse sull’altura che domina il villaggio di Pinarbasi.

Arrivato sul posto, Schliemann scrive: «Potei appena dominare la mia emozione di fronte all’immensa pianura di Troia, la cui immagine aveva popolato i sogni della mia infanzia. Tuttavia, a prima vista, mi parve troppo lunga e Troia troppo distante dal mare». […]