Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 46 – luglio/agosto 1994

di Piero Pruneti

Molti pensavano che il nuovo ministro dei beni culturali fosse un prodotto Fininvest, quello Sgarbi appunto, doppio di Giuliano Ferrara nel profluvio televisivo e nella fedeltà al proprio leader-padrone. Il bravo Sgarbi ce l’ha messa tutta, ma è sfortunato: i beni culturali, secondo le dure regole del manuale Cancelli, ora sono toccati ad Alleanza Nazionale, una formazione politica non trascurabile in voti, ma alla quale per una certa carenza di presentabilità (i giornali esteri spiegano sempre che si tratta di “neofascisti”) è stato assegnato un ministero “minore”.
Non ci lamentiamo dunque. Domenico Fisichella, ministro “neofascista” come dicono gli stranieri, ci ha salvati da un secondo ministro Findus. Siccome poi ha reputazione di persona onesta e preparata lo ringraziamo due volte per lo scampato pericolo. Bene, ora tocca a lei professore e la strada è subito in salita, perché l’ha preceduta un ministro che ha saputo lavorare come non vedevamo da tempo. Sarebbe stato più facile distinguersi da una Bono Parrino, mentre Alberto Ronchey rimane un riferimento preciso di alta professionalità di governo.

In un’intervista rilasciata a “Repubblica” lei ha detto: «Faremo vedere che l’Italia non è nata nel 1922, ma è nata nel 1945. È una realtà culturale millenaria e questo patrimonio sarà portato a conoscenza del mondo». Questa affermazione ci fa bene sperare sul futuro del suo operato, perché almeno ci sembra di scorgervi un senso dell’alto valore della carica che ricopre. Al tempo stesso ci suona strana. Cosa significa questo discorso, che il bagliore dei capolavori esibiti offuscherà le miserie dell’Italia contemporanea? Fossi in lei non mi illuderei troppo. Non sarà facile far dimenticare ai nostri partner europei l’Italia fascista, neppure sbandierando i bronzi di Riace. Al tempo stesso sarebbe un pessimo affare scambiare un rinnovato culto dell’antichità con il semplice ricordo che nel 1945 l’Italia, per la prima volta nella sua storia “millenaria”, è diventata un paese democratico.

Piero Pruneti 

direttore di “Archeologia Viva”