Ustica: cuore archeologico Archeologia subacquea

Archeologia Viva n. 45 – maggio/giugno 1994
pp. 90-93

di Piero Pruneti

Si approfondisce il rapporto fra la bella isola mediterranea e l’archeologia subacquea grazie al successo di originali iniziative come l’itinerario di Punta Gavazzi e le “Lezioni” per chi intende avvicinarsi allo studio del patrimonio culturale sommerso

Vita nuova a Ustica per l’itinerario archeologico subacqueo. Dopo quattro anni di sperimentazione, durante i qual nessuna delle numerose ancore, scoperte e lasciate al loro posto per essere visitate ormai da qualche migliaio di subacquei, è stata manomessa, si è provveduto a rendere meno precarie e più efficaci le strutture di visita.

Si ricorderà che, nell’ambito dei corsi di avviamenti all’archeologia subacquea, organizzati sull’isola da Archeologia Viva con il patrocinio dell’Azienda provinciale per l’incremento turistico di Palermo, nel giugno del 1989 furono rinvenuti diversi ceppi d’ancora sul versante sud-occidentale dell’isola, evidentemente adibito nell’antichità a zona di ancoraggio, che d’accorso con la Soprintendenza dei Beni culturali di Palermo si preferì lasciare sul fondale a costituire il primo itinerario archeologico subacqueo delle coste mediterranee. Vogliamo ricordare che l’idea e la successiva realizzazione di un sistema di visita furono elaborate da Alessandro Fioravanti, Edoardo Ricciardi, Honor Frost, Gian Piero Martino e Lucio Messina insieme a chi scrive. Ma si trattava appunto di un esperimento, per definizione esposto al rischio di fallire.

Il successo dell’iniziativa ha ora convinto l’Azienda di promozione turistica di Palermo a farsi carico di una nuova messa a punto della visibilità dei fondali archeologici di Punta Gavazzi, con un progetto che ha previsto l’installazione di linee-guida di diverso colore a seconda del sotto-itinerario prescelto, di cartelli esplicativi dei vari tipi di reperti, di pannelli generali sulle ancore e la navigazione nell’antichità, di cartine e avvisi per il corretto comportamento dei visitatori. Il lavoro è stato realizzato da un gruppo di lavoratori messi a disposizione da Archeologia Viva (Francesco Vernola, Emilo Verri, Giuseppe D’Auria, Maurizio Brandaleone), con il coordinamento di Piero Pruneti, la consulenza di Edoardo Ricciardi e Gianfranco Purpura, l’appoggio logistico del Diving center Barracuda del Villaggio Punta Spalmatore e la partecipazione della Riserva naturale marina di Ustica.

L’itinerario archeologico subacqueo di Punta Gavazzi non è più soltanto una felice intuizione, ma un concreto e consolidato modello per esperienze simili che ci auguriamo possano svilupparsi altrove (in Portogallo sull’esempio usticese è già stato realizzato un itinerario sul relitto settecentesco dell’«Océan»). Certamente il patrimonio sommerso del Mediterraneo se ne avvantaggerà in termini di comprensione e rispetto. […]