Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 45 – maggio/giugno 1994

di Piero Pruneti

Ancora archeologia subacquea! Mi sembra di leggere questa espressione nel pensiero dei lettori non subacquei, ai quali proponiamo il terzo numero speciale di Archeologia Viva (dopo AV n. 29 e AV n. 37) dedicato all’archeologia delle acque, con la consueta collaborazione dello Stas del Ministero dei Beni culturali. Ma i nostri lettori non sono sprovveduti e sanno bene che le civiltà del passato si sono sviluppate per la quasi totalità sulle rivedi un mare, di un fiume o di un lago, a partire dalla preistoria fino alle repubbliche marinare del medioevo e alle grandi potenze dell’era rinascimentale e moderna. Insomma, fino alla rivoluzione tecnologica degli ultimi due secoli la vita dell’uomo è sempre stata condizionata dal contatto diretto con l’acqua, necessaria per irrigare, commerciare, pescare, conquistare, muovere mulini e filande, per cui viene ovvia una serie interminabile di associazioni (acqua-palafitte, acqua-Nilo, acqua-Mesopotamia, acqua-Fenici, acqua-Micenei, acqua-Tevere, triremi, onerarie, e poi Normanni, Amalfi, Colombo…) a sottolineare il costante legame fra l’elemento acquatico e l’evoluzione economica e culturale del’umanità, in particolare negli ultimi cinquemila anni.

La ricerca archeologica sul rapporto fra l’uomo e la parte umida del suo pianeta (appunto l’archeologia delle acque) si rivela dunque come una delle più proficue per la ricostruzione del passato, mentre le tecniche di indagine subacquea ormai da qualche decennio si offrono come mezzo insostituibile allo studio delle testimonianze sommerse (per questo l’insufficiente organizzazione del settore è lesiva degli interessi culturali di un paese civile). Non a caso, nel titolo del ciclo di conferenze che ogni anno lo Stas e Archeologia Viva organizzano al San Michele (si veda p. 87), abbiamo voluto definire l’archeologia subacquea come «nuova frontiera».
Infatti, nonostante l’interminabile saccheggio dei nostri mari, laghi e fiumi, decisivo rimane il contributo che questo settore di ricerca è in grado di fornire alla ricostruzione storica.

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”