Reperti sul comò Archeologia e diritto

Archeologia Viva n. 44 – marzo/aprile 1994
pp. 78-79

di Stefano Benini

Una recente sentenza legittima in qualche modo la detenzione privata di reperti al di fuori della legge vigente distinguendo tra un’archeologia di serie A e una di serie B

A voler seguire un ordine logico, tra le numerose questioni giuridiche riguardanti l’archeologia, che possono porsi alla luce della vigente legge del 1 giugno 1939, n. 1089, sulla tutela del patrimonio storico-artistico, si dovrebbe cominciare dalla ricerca archeologica. Ma un’importante sentenza della Corte di Cassazione (sez. III penale, 4.2.1993, n. 225), venuta a innovare un indirizzo che sembrava ormai acquisito dalla giurisprudenza, induce a occuparci della disciplina dei ritrovamenti, e dell’ammissibilità di una proprietà privata sugli oggetti archeologici. È bene premettere che ci si riferisce qui a «cose mobili», poiché degli immobili, come tombe e strutture murarie, i problemi sono diversi e avremo modo di occuparcene in futuro. […]