Sulle tracce di Alessandro Un pellegrinaggio di 2300 anni fa

Archeologia Viva n. 44 – marzo/aprile 1994
pp. 18-31

di Maurizio Damiano-Appia

Nel 331 a.C. Alessandro si inoltrava nel deserto egiziano per cercarvi l’oracolo di Amon e farsi proclamare figlio del dio
Nel 1992 d.C. quattro ricercatori si spingono negli stessi luoghi per ritrovare la pista del giovane conquistatore di imperi

Nell’autunno del 332 a.C. Alessandro Magno entrava a Pelusio sulla costa nei pressi di Alessandria per conquistare il paese dei faraoni. La sua giovane età ne faceva un fiume impetuoso dalla forza inarrestabile. Conquistato l’Egitto gli ci voleva qualcosa per confermare e completare la sua autorità sulla costa mediterranea: una città. Inoltre Alessandro aveva deciso di recarsi all’oasi di Siwa per consultare il celebre oracolo di Zeus-Ammone.

Partì da Memfi per recarsi sulla costa, con l’intento di seguirla sino a Paraetonium, da dove partiva la pista per Siwa. Ma arrivato in un’area presso il villaggio di Rhakotis fu colpito dal luogo e decise di fondarvi la sua città sul Mediterraneo.

Fu così che – secondo la tradizione – il 7 aprile del 331 a.C. veniva fondata Alessandria. Benché i lavori non fossero molto avanti al momento della morte di Alessandro, Tolomeo I impiegò tutti i mezzi per accelerarne la costruzione e Tolomeo II (285-246 a.C.) portò a termine i lavori: sotto il suo regno Alessandria era già capitale, soppiantando Menfi, e nel giro di poco tempo divenne un faro economico e culturale. È dalla visita dei suoi antichi resti che iniziamo il nostro viaggio. 
La città, progettata dall’architetto Dinocrate, era concepita per diventare la perla del Mediterraneo. Obiettivo che raggiunse ben presto. Alessandria, ricca di templi, teatri, palazzi colossali, era splendida; ma di tanta gloria non resta molto, dato che la città moderna le è cresciuta sopra. Tuttavia, anche l’Alessandria di oggi ha un suo fascino, che emana anche dalle tracce dell’antica grandezza che appaiono in vari punti. […]