La miniera della fortezza Viaggi di Archeologia Viva

Archeologia Viva n. 9 – gennaio/febbraio 1990
pp. 74-80

di Alberto Siliotti

L’avventuroso viaggio del nostro inviato a Serabit el-Khadem nel Sinai dove Egiziani e Semiti praticavano gli stessi culti ed estraevano rame e turchese

«Yes sir, the car is very good!», mi disse con un sorriso lo zelante impiegato dell’Avis all’aeroporto del Cairo tendendomi le chiavi della macchina che mi avrebbe dovuto portare – con successivo ritorno – nel deserto del Sinai.

«Ma è davvero in buone condizioni?», avanzai io con qualche titubanza dopo essermi reso conto, guardando i documenti di noleggio, che l’atteso fuoristrada si era trasformato come per un colpo di bacchetta magica – non è forse l’Egitto, secondo la tradizione talmudica, la patria della magia? – in una ben più moderna Pegeut 205 anno 1984, senza nemmeno l’aria condizionata, che per viaggiare in un deserto roccioso nel mese di agosto non si può certo considerare un optional.

«No problem», continuò l’imperterrito impiegato facendomi venire un brivido di paura nella schiena: come ben sanno tutti quelli che hanno dimestichezza con la terra dei faraoni se c’è una cosa di cui bisogna aver paura in Egitto è quando qualcuno ti dice «no problem», tragiche parole che generalmente indicano che i problemi ci sono davvero, e anche grossi talvolta.

In ogni caso non avevo altra scelta: mi rimanevano solo tre giorni prima di rientrare in Italia e dovevo per forza verificare sul terreno la possibilità di effettuare un percorso archeologico sul Sinai. […]