Alla ricerca della perduta Djenné La città più antica dell'Africa

Archeologia Viva n. 9 – gennaio/febbraio 1990
pp. 32-43

di Pietro Laureano

Sulle rive del Niger fiume dei fiumi fiorì per diciotto secoli la civiltà di Djenné rimasta nelle leggende africane

Lungo il fiume Niger, in quella grande ansa che costituisce la parte più settentrionale del suo corso, dove le piene stagionali giungono fin dentro le aride sabbie del Sahara, i racconti dei cantastorie tramandano l’esistenza di un’arcaica città perduta.

La regione, terra d’incontro tra il grande deserto e la foresta tropicale, di scambio tra il commercio carovaniero e il traffico fluviale, ha da sempre suscitato curiosità e interesse fra gli Europei. Tradizioni e antichi testi vi collocano i mitici regni di Organa o Wangara e l’ignoto Eldorado.

Ma quando vi giunsero i primi moderni viaggiatori occidentali, Mungo Park nel 1795, René Caillié nel 1828 e Heinrich Barth nel 1854, constatarono che Timbuctù, Djenné, Gao, le antiche capitai proibite agli Europei, erano di fondazione musulmana.

Così l’origine dell’insediamento urbano nell’Africa subsahariana fu attribuito alla penetrazione islamica, iniziata nella seconda metà dell’VIII secolo. […]