Lassù nel cielo di Tebe Scoprire l'Egitto

Archeologia Viva n. 10 – marzo/aprile 1990
pp. 10-23

di Alberto Siliotti

Per oltre mille anni Uaset fu capitale dell’impero egizio
Intanto sull’altra riva del Nilo si estendeva nel regno di Anubi la più favolosa città dei morti del mondo antico

A bordo di una mongolfiera siamo andati a riscoprire dall’alto le eterne dimore dei faraoni e i loro “templi dei milioni di anni”

Nell’aria fredda e pungente del primo mattino un gruppetto di persone si muove con cautela distendendo sul terreno l’enorme involucro costituito da una tessuto sintetico leggerissimo; il sole appena sorto proietta lunghe ombre oblique, che segnano di righe scure la sabbia del deserto.

Il silenzio è totale e il maestoso tempio di Deir el Bahari, illuminato dalla calda luce radente, si staglia contro la parete rocciosa della montagna texana.

Un vento freddo da settentrione ha soffiato tutta la notte conferendo al cielo un colore blu scuro e rendendolo quanto mai terso: cosa sempre più rara ormai in questa regione dove da alcun anni si assiste a un enorme aumento dell’umidità, dovuto sia alla maggiore estensione di terre irrigate sia all’immensa evaporazione delle acque del grande lago Nasser.

Dopo aver terminato le operazioni di dispiegamento della tela, Martin, il pilota inglese della grande mongolfiera che ci trasporterà di lì a poco nel cielo di Tebe, gonfia con l’idrogeno un palloncino di gomma bianca e lo libera in volo per controllare la direzione del vento e accertare l’eventuale presenza di correnti in quota.

Seguiamo per qualche minuto il volo di quel piccolo oggetto bianco che si perde nell’immensità azzurra del cielo, poi un improvviso rumore rompe il silenzio irreale di quel luogo incantato, che fra qualche ora diventerà come tutti i giorni dominio di migliaia di turisti, dei pullman delle grandi agenzie di viaggi, dei venditori di bibite e di autentici reperti falsi.

Due grandi ventilatori azionati da motori a scoppio incominciano a soffiare aria nella bocca dell’involucro mantenuta aperta da due aiutanti e l’aria entrando fa ondeggiare la tela, conferendole forme fantasmagoriche. […]