Archeologia Viva n. 11 – maggio/giugno 1990
p. 58
di Alessandro Iannone e Giovanna Marziani Longo
Un nuovo metodo di analisi è stato messo a punto per riconoscere il genere e la specie delle antiche essenze arboree
Lo scopo della paleobotanica applicata all’archeologia è quello di riconoscere attraverso i residui di legni e carboni le flore del passato.
I carboni trovati in situ nei livelli archeologici sono di notevole importanza per la ricostruzione della paleoflora, perché sono relativamente abbondanti rispetto ad altri reperti botanici.
Un frammento di carbone non è alt o che il resto di un albero o di un ramo, che l’uomo preistorico bruciò per scaldarsi, per cucinare o per illuminare l’ambiente, ma può anche derivare da strutture lignee distrutte da un incendio.
I botanici riconoscono gli alberi non solo dalle caratteristiche esterne (fiori, foglie, frutti), ma anche dalla diversa struttura del legno, principalmente dalla diversa disposizione dei vasi primaverili-estivi e dai raggi midollari.
Per riconoscere l’essenza arborea da cui deriva il carbone, bisogna prima di tutto distinguere chiaramente i vasi e i raggi midollari e altre caratteristiche botaniche.[…]