Torbiere: depositi di storia Archeologia subacquea

Archeologia Viva n. 12 – luglio/agosto 1990
pp. 64-65

di Luigi Fozzati

Stagni paludi torbiere oltre che beni naturalistici ormai rari si devono considerare anche nel loro aspetto di possibili depositi archeologici

Poprio qui è dove eccezionalmente si sono conservati i manufatti di materiale organico…

Quando si affronta il problema dell’archeologia subacquea relativo alle acque interne ci si imbatte inevitabilmente in una questione terminologica non indifferente, che sottende qualcosa di molto importante.

Le acque interne comprendono, oltre ai laghi, quei piccoli bacini o depressioni naturali che, in considerazione del grado di umidità conservatosi, prendono il nome di stagni, paludi o torbiere.

Le torbiere rappresentano lo studio finale dell’evoluzione dei bacini interni: l’accumulo nel tempo di sedimenti fini e di sostanze organiche colma le depressioni che ospitano volumi variabili di acqua dolce.

A fronte di questa dinamica naturale si pongono l’interesse paleontologico e l’interesse archeologico, tutelati dal Ministero per i Beni culturali con la ben nota Legge n. 1089 del 1939.

Le torbiere, per la stessa dinamica che le produce e massimamente per l’aspetto anaerobico dell’ambiente in cui si formano, conservano nel tempo la fauna e la flora che inghiottono in un unico incredibile processo di trasformazione, all’interno del quale tuttavia buona parte di questi ecofatti si conserva senza alterazioni primarie. […]