L’archeologia del precario Futuro del passato

Archeologia Viva n. 12 – luglio/agosto 1990
pp. 6-7

di Carlo Peretto

Nonostante i prestigiosi risultati riconosciuti a livello internazionale la ricerca preistorica italiana finora sembra essersi mossa sulla spinta di iniziative occasionali più che di programmi e di interessi istituzionali

Negli ultimi decenni in Italia le scoperte in campo preistorico sono state molte e significative.
Non è il caso di entrare in merito al significato e all’importanza dei singoli giacimenti, o riassumere le attuali conoscenze del Paleolitico in Italia, quanto piuttosto parlare delle strutture e degli organismi preposti alla salvaguardia, alla valorizzazione e allo studio di ciò che resto del nostro passato più antico.

Sono fermamente convinto che lo sviluppo delle conoscenze non passa attraverso il casuale rinvenimento di siti significativi. Non passa neppure, in Italia, purtroppo, attraverso organiche strutture di indagine, di studio o di ricerca.

Passa bensì attraverso i singoli operatori che riescono di volta in volta a coagulare attorno a uno specifico problema all’attenzione di studiosi e solo raramente – è bene dirlo – anche di istituzioni scientifiche o politiche.

In altre parole se l’Italia negli ultimi decenni si è posta in campo preistorico l’attenzione del mondo scientifico internazionale lo deve principalmente ai singoli ricercatori.

Certo l’importanza del sito può aver facilitato questo sviluppo, ma certamente non rappresenta – a mio avviso – l’elemento principale. […]