Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 12 – luglio/agosto 1990

di Piero Pruneti

«Fortuna Maris». La nave romana di Comacchio che ritorna sulle pagine di Archeologia Viva. La prima volta fu nell’ormai lontano 1982, poco tempo dopo l’incredibile scoperta che aveva fatto parlare i giornali: se non fa notizia una nave di duemila anni, ancora carica di ogni ben di Dio, che viene alla luce in aperta campagna…

Ricordo che telefonai subito a Fede Berti, allora come oggi direttore del Museo Nazionale di Ferrara e responsabile delle operazioni di scavo, che fu gentilissima e si mostrò disponibile a darmi tutte le informazioni e le fotografie che occorrevano.

La cosa può sembrare ovvia; ma lo è meno per chi conosce da dentro il contorto mondo dell’archeologia, spesso avaro di notizie e ancor più di immagini, per quella sorta di gelosia fortemente possessiva che non pochi archeologi nutrono verso l’oggetto della loro ricerca e che li spinge ad atteggiamenti di acuta diffidenza verso chi voglia sapere qualcosa su ciò che vanno indagando. «È presto per parlarne, aspettiamo».

Con Fede Berti non fu così. Mi disse francamente che non aveva tempo per scrivere, ma che avrebbe risposto ad ogni domanda. Così a pochi mesi dalla scoperta e dubito dopo la prima campagna di scavo, la nostra rivista in uno dei primi numeri della vecchia serie pubblicava un reportage documentatissimo che non poco ha contribuito in questi anni a pubblicizzare l’enorme valore scientifico del ritrovamento.

Ora la nave rinvenuta nella terra bonificata di Valle Ponti – per chi non è pratico della regione, “valle” è intesa qui come area depressa invasa da acque poco profonde comunicanti cl mare – è stata interamente recuperata (carico e fasciame) e a Comacchio è in corso una prima esposizione dei materiali restaurati.

Gli otto anni da quel primo articolo non sono dunque trascorsi invano per la nave; e neppure per Archeologia Viva che intanto ha trovato anch’essa il modo di irrobustirsi e di rifarsi il volto. Questa volta la «fortuna» è stata «secunda» a entrambe.

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”