Incontro con Daniele Vitali La voce della storia

voce storia archeologia 179 Daniele Vitali

Archeologia Viva n. 179 – settembre/ottobre 2016
pp. 72-77

Intervista di Giulia e Piero Pruneti

«Per i Celti non si può parlare di “popolo” né di situazioni territoriali stabili e tuttavia essi sono stati una forte realtà storica dell’Europa»

«I Galli di Brenno rimasero per sette mesi padroni di Roma e questo non fu mai perdonato alle popolazioni celtiche»

«In Francia i Galli hanno sostituito i Franchi nella costruzione dell’identità nazionale»

Un italiano, fra i massimi esperti di civiltà celtiche, che oggi insegna in Francia. Ecco il cammino, lungo e complesso, di un’intera esistenza che vale la pena ripercorrere per capire la vicenda di un archeologo.

Agli inizi degli anni Settanta Daniele Vitali, bolognese, studia per insegnare al liceo, ma si ritrova – sono i “casi” che segnano la vita – nel cantiere dell’Università che scava nella città etrusca di Marzabotto: il direttore delle ricerche Achille Guido Mansuelli (1916-2001) gli propone una tesi sui templi dell’acropoli e da lì inizia l’avventura.

Servizio militare in Sardegna (“location” da non-raccomandati), ma l’isola è un paradiso per il giovane archeologo, specialmente se è il soprintendente Ercole Contu a occuparsi di lui.

Al ritorno lo aspettano nuove campagne in Emilia Romagna e, in particolare, una collaborazione con il Museo archeologico di Bologna diretto da Cristiana Morigi Govi: «instancabile, intransigente, senza peli sulla lingua; ho imparato molte cose da lei…».

I Celti si fanno sentire e nel 1978 prende avvio la grande impresa di Monte Bibele (vedi nell’intervista); segue, dopo cinque anni di scavi nel cuore dell’Appennino bolognese, la prima versione del Museo archeologico di Monterenzio. […]