Quale pubblico per i musei italiani? Futuro del passato

musei archeologici

Archeologia Viva n. 179 – settembre/ottobre 2016
pp. 68-71

di Anna Maria Visser Travagli

Finalmente anche i nostri musei si orientano con decisione a interpretare le esigenze del pubblico: sedi accoglienti per occasioni educative e di svago

Ma il processo è “a macchia di leopardo” e in continua evoluzione per le dinamiche culturali indotte dalla globalizzazione e dalle nuove tecnologie comunicazionali

Anche i musei italiani sono orientati a interpretare le esigenze dei visitatori: non più strutture arcigne che fanno sentire questi ultimi come degli intrusi, ma sedi accoglienti per offrire occasioni educative e di svago.

Non è così, naturalmente, in tutti i quattromilacinquecento musei italiani (fra archeologici, artistici, naturalistici, scientifici, storici, tematici, ecomusei…).

Il cambiamento in corso, come spesso accade in Italia, è discontinuo e “a macchia di leopardo”: le innovazioni più ardite convivono con realtà che sono espressione d’immobilismo e ritardo culturale.

Dunque qual è, oggi, il ruolo del pubblico nei nostri musei? Prima di rispondere, è opportuno richiamare la tradizione italiana e tracciare brevemente l’evoluzione del fenomeno nel contesto storico e sociale del Paese.

Da museo per addetti a museo “democratico”
Il museo in Italia è stato concepito – e in parte così è ancora – essenzialmente come luogo di conservazione, in cui custodire antichità e opere d’arte, espressione della nostra cultura.

Bisogna ricordare che i compiti fondamentali dei musei – indicati nel regolamento nazionale di tutela (redatto nel 1913) – sono la conservazione e la custodia. In quel regolamento c’è naturalmente anche l’obbligo dell’apertura al pubblico, ma la comunicazione dei contenuti è affidata a scarne didascalie con aride informazioni da catalogo (autore, soggetto, datazione, tecnica, riferimenti amministrativi).

Questo tipo di museo, lontano dalla moderna concezione internazionale, presuppone(va) un pubblico selezionato, già capace, per ambiente familiare e formazione scolastica, di apprezzare le opere senza alcuna mediazione.

Si tratta di esperti del settore, universitari, artisti, appassionati, cultori, studenti d’arte, comunque persone colte… Pochi visitatori per un museo elitario ed esclusivo. […]