Pesaro. L’acquedotto ritrovato Il problema dell'approvvigionamento idrico nell'antichità

Archeologia Viva n. 14 – novembre/dicembre 1990
pp. 44-53

di Nereo Alfieri e Pier Luigi Dall’Aglio;
coordinamento tecnico-scientifico di Maria Teresa Di Luca

L’emozionante esplorazione dei bui cunicoli abbandonati a secoli dell’antico acquedotto di Pesaro ha consentito di verificare le tecniche della grande tradizione idraulica romana

Che l’acquedotto “antico” sia stato costruito dai Romani è sempre stata a Pesaro una convinzione tanto radicata da figurare anche in diversi documenti ufficiali. I realtà fino ad oggi non vi erano elementi sicuri e inequivocabili che confermassero tale datazione.

Il brano di Tito Livio (XLI, 26) da alcuni invocato a sostegno di questa ipotesi parla della sistemazione del Foro, della costruzione di un tempio in onore di Giove, della lastricatura di una strada, ma non dell’acquedotto.

Il sistema costruttori a cunicoli nel mondo romano, ma presenta anche analogie con cunicoli che romani non sono, dato che la stessa tecnica è durata a lungo senza sostanziali modifiche.

D’altra parte l’esistenza di un acquedotto che in età romana portava acqua alla città è testimoniata da un’iscrizione del II secolo d.C., che ricorda Caio Aufidio Vero il quale rifornì di olio le terme pesaresi, da Cicerone (Phil., XIII, 26) che cita le terme di Pisaurum e dai ritrovamenti archeologici.

La presenza di terme e il fatto che la fontana di Piazza del Popolo fosse già funzionante nel XV secolo – senza che nessun documento anteriore ricordi la costruzione di acquedotti o la messa in opera di condutture – fa ugualmente supporre la presenza di un condotto in epoca romana. […]