Profondo archeologico Sigmund Freud e il mondo antico

Archeologia Viva n. 14 – novembre/dicembre 1990
pp. 10-21

di Wendy Botting, J. Keth Davies, Lynn Gamwell, Donald Kuspit e C. Nicholas Reeves

Migliaia di pagine furono scritte da Freud osservando i reperti allineati sul tavolo del suo studio…

Freud, il padre della psicoanalisi era infatti un appassionato collezionista e cultore di archeologia

Per oltre quarant’anni Sigmund Freud fu un collezionista appassionato e competente di arte antica. Il suo studio, in cui si trovano il famoso divano, la scrivania e la biblioteca, ospitava infatti oltre duemila oggetti egizi, greci, romani, provenienti dal vicino Oriente e dall’Asia.

Freud acquistava soprattutto sculture – pur possedendo alcuni frammenti di pitture su gesso, su papiro e su tela, oltre a più di cento contenitori di vetro – e si concentrò in modo particolare sull’arte egizia, che costituisce quasi la metà della sua collezione, poi sull’arte greca, romana e, negli ultimi anni, cinese.

La vita di Sigmund Freud coincide con lo sviluppo dell’archeologia moderna. Quando Freud nacque, nel 1856, Troia era un mito e il saccheggio di oggetti antichi era un ottimo affare; al termie della sua vita, nel 1939, l’archeologia era divenuta una scienza ed erano stati fondati musei archeologici nazionali in molte città antiche, comprese Atene e Il Cairo.

Ancor prima i geologi avevano cominciato a utilizzare la stratigrafia come metodo di datazione e la pubblicazione di L’origine della specie di Charles Darwin nel 1859 aveva formulato l’ipotesi di una lunga storia dell’umanità.

I primi ritrovamenti di Heinrich Schliemann a Troia risalgono al 1873, quando Freud era uno studente diciottenne. Il leggendario labirinto di Minosse fu portato alla luce a Creta nel 1900, quando Freud a 44 anni pubblicava L’interpretazione dei sogni. La tomba del faraone Tutankhamen fu scoperta nella Valle dei Re nel 1922, quando Freud aveva 66 anni.

Queste scoperte, e altre ancora, furono riportate ampiamente dai giornali europei; gli articoli mettevano in risalto questioni piuttosto insignificanti dal punto di vista archeologico, come il valore dei ritrovamenti o le dispute sulla loro proprietà.

A Vienna Freud leggeva ogni giorno la Neue Freie Presse, ossia il giornale locale più famoso e liberale che, al tempo degli scavi di Troia e Creta, era privo di illustrazioni.

Negli anni ’20, quando fu scoperta la tomba di Tutankhamen, le litografie venivano invece ampiamente utilizzate dalla stampa popolare e i giornali più scandalistici drammatizzavano la scoperta con fantasiosi disegni da prima pagina.

Freud aveva letto per la prima volta un resoconto scientifico ben illustrato di uno scavo archeologico nel 1899, quando aveva comperato numerosi e importati testi di archeologia e, attraverso le sue letture, divenne un collezionista competente. […]