Incontro con Sebastiano Tusa La voce della storia

Sebastiano tusa

Archeologia Viva n. 180 – novembre/dicembre 2016
pp. 72-74

Intervista di Giulia e Piero Pruneti

«Siamo immersi in un mosaico di culture che chiamiamo “civiltà mediterranea”»

«I Micenei furono i primi a globalizzare il nostro mare»

«L’arte del navigare si tramandava e arricchiva di padre in figlio»

«I migranti ci riportano alla dimensione storica di un Mediterraneo praticamente ridotto a un villaggio turistico»

È figlio d’arte Sebastiano Tusa. L’archeologia l’ha respirata in casa, a Palermo, fin da bambino. Suo padre Vincenzo è stato uno dei soprintendenti più famosi, combattivi e longevi – anche in senso istituzionale – della Sicilia. Anche la madre era archeologa.

Un lungo “viaggio” quello di Sebastiano, formatosi paletnologo e specializzato in archeologia orientale: tra il 1972 e il 1985 effettua ricerche in Pakistan, Iran e India, espletando per un certo periodo le funzioni di segretario generale dell’Istituto italo-iracheno di Archeologia con scavi nella valle del Dyala e nella zona assira a nord di Mosul.

Nel frattempo diventa ispettore archeologo presso il Museo preistorico ed etnografico “L. Pigorini” di Roma. Poi entra nei ruoli dell’amministrazione dei beni culturali della sua isola con incarichi dirigenziali.

Nel 2004 ha creato, e ne è tuttora a capo, la Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana, prima e, al momento, unica in Italia. Agli amici piace molto chiamarlo “soprintendente del mare”, come Nettuno… […]