Archeologia Viva n. 180 – novembre/dicembre 2016
pp. 28-39
di Sandro Amata
Poco distante da Enna la solitaria valle del fiume Morello interessata per migliaia di anni da una presenza umana ininterrotta
conserva tutti i segni del passaggio delle varie culture che si sono susseguite sull’isola a partire dalla preistoria
Nella fertile valle attraversata dal Morello (affluente di sinistra del Salso meridionale, fra i comuni di Villarosa e Calascibetta, in provincia di Enna) le attività umane sono state fortemente influenzate dal paesaggio, aspro ma ricco di risorse per lo sviluppo di economie basate sull’interscambio.
L’abbondanza d’acqua consentì lo sfruttamento agricolo e pastorale, mentre il suolo ricco di minerali, abbondanti in superficie, innescò redditizie attività produttive. È il caso soprattutto dello zolfo, estratto e commercializzato fin dal Neolitico.
Un altro fattore favorevole agli insediamenti fu la posizione centrale della vallata rispetto alle direttrici che attraversavano l’interno dell’isola.
L’avvicendarsi degli interventi umani è testimoniato da una trentina di siti, dalla Preistoria al Basso Medioevo, individuati grazie alle ricognizioni della sede di Enna dell’Archeoclub d’Italia e successivamente indagati tramite campagne di scavo finanziate con fondi europei nell’ambito del progetto P.I.T. 11 “Enna tra archeologia e turismo”.
Le ricerche sono state organizzate con il supporto di SiciliAntica nel sito di età arcaica di Monte Giulfo, mentre nel villaggio preistorico di Case Bastione è impegnata la cooperativa “Arkeos”.
Oggi, a distanza di dieci anni dall’inizio dell’esplorazione archeologica, è possibile tracciare un bilancio. Ma già prima delle ricerche attuali la zona era nota per una necropoli dell’età del Ferro in Contrada Realmese, studiata a suo tempo da Luigi Bernabò Brea, e per una più antica necropoli dell’età del Rame in Contrada Malpasso, che ha dato il nome all’omonima facies, caratterizzata da una produzione di vasi a superficie rossa. […]