Il riposo dell’Apoxyomenos Arte antica

museo bronzo di lussino apoxyomenos croazia

Archeologia Viva n. 180 – novembre/dicembre 2016
pp. 18-27

di Piero Pruneti; scheda di Maurizio Michelucci

L’Atleta “che si deterge” ci aspetta a Lussino: dopo aver fatto il giro di alcuni dei più importanti musei del mondo la celebre statua recuperata dal mare della Croazia

è ora esposta in via definitiva nel museo appositamente realizzato sull’isola dove nel II sec. d.C. naufragò la nave che la trasportava

Varco con molta emozione la soglia del bianco edificio di Lussino che ospita il nuovissimo Muzej Apoksiomena inaugurato la primavera scorsa.

Mi accompagna Miljenko Domijan, per molti anni conservatore generale dei beni culturali della Croazia e responsabile del Progetto “Apoxyomenos”.

È la persona che ha seguito tutti gli interventi su questo capolavoro di arte antica, dal suo recupero nel 1999 dai fondali dell’isola al difficile e superbo restauro, fino all’attuale definitiva musealizzazione.

Conosco Miljenko dai giorni della tragedia balcanica. Nel 1992 era soprintendente a Zara. Lo andai a trovare nella città assediata dai serbi, dove aveva fatto tappezzare monumenti e musei con montagne di sacchi di sabbia.

Erano cadute delle bombe, lo trovai che dava ordini urlando tutto rosso e intanto raccoglieva i frammenti di un rosone andato in briciole…

Insomma, un rapporto nato in questo tipo di situazione. Uno degli esiti della nostra lunga amicizia è stato che Archeologia Viva ha potuto seguire la vicenda del Bronzo fin dall’inizio.

Fui chiamato subito “al capezzale” della statua quando, appena recuperata, era ancora un ammasso osceno di concrezioni, distesa come un lebbroso all’ultimo stadio su una sorta di lettiga nella piscina della locale caserma della Polizia di Stato, in attesa delle prime valutazioni.

Negli anni, i lettori della rivista hanno avuto il privilegio di seguire passo dopo passo le vicende dell’Atleta “che si deterge” (vedi: AV nn. 76, 109, 119), anche grazie al fatto che gli interventi sul Bronzo, insieme all’Istituto Croato per il Restauro, hanno visto in prima fila l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze (vedi scheda di Maurizio Michelucci).

Per questo Miljenko mi guarda fisso mentre entro nel museo. Vuol capire cosa provo nel momento in cui assisto all’epilogo. E poi anche cosa penso di questo impianto museale, realizzato dall’architetto croato Idis Turato (insieme a Saša Randic fino alle fasi preliminari dell’allestimento), che tanto ha fatto discutere. Senz’altro provocatorio per chi sia abituato a vedere l’arte antica in contesti espositivi austeri e monumentali. […]