Archeologia Viva n. 174 – novembre/dicembre 2015
pp. 20-30
di Ilaria Romeo
A chi apparteneva la più monumentale sepoltura in marmo finora riportata in luce dagli scavi nella grande metropoli dell’Anatolia centrale?
L’attenta analisi delle figure scolpite sul sarcofago consente di ricostruire – ancora sotto il dominio di Roma – un mondo di tradizioni nobiliari legate alle antiche dinastie locali
A Hierapolis di Frigia, presso le celebri cascate di travertino di Pamukkale, campeggia l’estesa e impressionante necropoli settentrionale. Sono centinaia di sepolcri dalle più varie fogge architettoniche, tra i quali spiccava in antico l’unica tomba monumentale in marmo sin qui nota, che gli scopritori italiani chiamarono – e non a torto – la Tomba Bella.
Sin dal 1957 nel sito opera con grandi risultati la MAIER (Missione Archeologica Italiana a Ierapoli), dal 2000 sotto la direzione di Francesco D’Andria. Questa tomba-tempio, a due ordini, presenta un podio pieno dalla fronte colonnata, che sorreggeva una cella superiore alla quale si accedeva attraverso un breve pronao.
All’interno della cella era esposto un colossale sarcofago marmoreo, dal tetto a doppio spiovente, decorato con il più antico esempio noto di fregio narrativo in un sarcofago asiatico. Sulla base delle modanature architettoniche e dello stile del sarcofago, il monumento è databile all’età dell’imperatore Claudio (41-54 d.C.).
L’aspetto di maggiore rilevanza del programma figurativo del sarcofago è la presenza di un’assemblea di re ellenistici, appartenenti alla dinastia dei Seleucidi. Importanti appaiono infatti le implicazioni storiche di questa rappresentazione su un fregio successivo di oltre trecentocinquant’anni al regno del primo esponente seleucide, Seleuco I Nikator (312-281 a.C.). […]