I Borboni e l’Egitto Invito a Napoli

museo archeologico di napoli mann

Archeologia Viva n. 181 – gennaio/febbraio 2017
pp. 40-49

di Rita Di Maria, Paolo Giulierini, Stefania Mainieri, Rosanna Pirelli e Valeria Sampaolo

Riapre al Museo archeologico nazionale di Napoli la sezione egiziana frutto dell’interesse dei sovrani del Regno di Napoli verso le “cose antiche”

All’inizio dell’Ottocento fu la prima esposizione dedicata da un grande museo europeo alle testimonianze provenienti dalla lontana e all’epoca enigmatica “terra del Nilo”

Tra i viaggiatori del Grand Tour e gli studiosi dell’antico che nel Settecento, in cerca dei luoghi e delle testimonianze della classicità, visitavano le città vesuviane da poco riscoperte, Johann Joachim Winckelmann fu uno dei primi a sottolineare, in una lettera al conte di Heyne del dicembre 1765, l’eccezionalità del rinvenimento del tempio di Iside a Pompei, riportato alla luce da Francisco La Vega l’anno precedente, durante la prima stagione degli scavi della città sepolta dal Vesuvio.

Si era di fronte a un caso archeologico davvero singolare: unico edificio sacro di Pompei restaurato “a fundamento” tra il terremoto del 62 e l’eruzione del 79 d.C. e unico santuario isiaco fuori dall’Egitto conservatosi quasi integralmente grazie alle condizioni di seppellimento, l’iseo pompeiano offriva una singolare testimonianza del radicamento della religione isiaca nel territorio e della capacità delle città vesuviane di accogliere tradizioni e culture lontane e diverse, reinterpretandole e integrandole appieno nella realtà locale.

Si trattava di un nuovo importante tassello della conoscenza relativa alla diffusione dei culti egiziani nel mondo mediterraneo e romano e della ricostruzione della lunga storia di contatti e relazioni che ha unito l’Egitto alla civiltà della Campania ab antiquo.

Al tempo della scoperta dell’iseo pompeiano (1764), la spedizione di Napoleone Bonaparte in Egitto (1798-99) era ancora di là da venire, mentre a Velletri cominciava a formarsi quella “classe dei monumenti egizj” del museo del cardinale Stefano Borgia (1731-1804) che, per il gran numero e la varietà dei materiali autenticamente egiziani in essa riuniti, sarebbe diventata la più celebre tra le raccolte egittologiche private di epoca prenapoleonica in Europa e, per gli eruditi dell’epoca, terreno di nuovi significativi progressi nello studio e nella comprensione dei monumenti, della scrittura e della lingua egiziana e copta. […]