West Azerbaijan: un pianeta tutto da scoprire Vicino Oriente antico

Archeologia e cultura azerbaigian

Archeologia Viva n. 181 – gennaio/febbraio 2017
pp. 20-31

di Cesare Oddicini

Questa estrema – e sconosciuta – provincia iraniana di confine chiusa fra alte montagne è uno scrigno di testimonianze legate a un territorio che per millenni ha conosciuto incontri e scontri di civiltà

fra Anatolia e Oriente e fra Mesopotamia e regioni a sud del Caucaso: un reportage esclusivo del nostro inviato

West Azerbaijan… Ma dov’è? È la prima domanda che ci siamo fatti quando ad Archeologia Viva è stato proposto di visitare questa terra, una delle trentuno province dell’Iran, all’estremità nord-ovest del Paese. Subito è scattato il desiderio di scoprire quell’angolo di mondo incuneato tra Iraq, Turchia e Repubblica Autonoma di Naxçıvan (un’exclave dell’Azerbaigian fra Armenia, Turchia e Iran).

Prima delle partizioni territoriali dell’Ottocento l’Azerbaigian iraniano e quello russo (ora Repubblica dell’Azerbaigian) costituivano un’unica entità culturale.

Nell’antichità, tuttavia, la provincia iraniana aveva formato una regione distinta, conosciuta come Media Atropatene, poiché, dopo il collasso dell’impero achemenide (nel 331 a.C. con la vittoria finale di Alessandro), il satrapo Atropate rese indipendente questa parte della precedente satrapia di Media.

È una regione montana, che tuttavia ha svolto funzioni di ponte tra la fertile Mesopotamia e il Caucaso ricco di metalli, nonché tra l’altopiano anatolico e l’Iran centrale, con ulteriore connessione alla Transcaucasia e all’India.

Siamo atterrati nel pieno della notte a Tabriz, ove ci ha accolti Farzan Azarpour (laurea in Architettura del paesaggio a Smirne e sei mesi di stage a Roma).

Un veloce trasferimento e siamo nel capoluogo, Urmia (Rezaiyeh fino al 1979, quando con la rivoluzione islamica cadde l’ultimo shah Reza Pahlavi), seicentomila abitanti, su un altopiano a oltre 1300 metri di quota, a ridosso di imponenti montagne e a ovest dell’omonimo lago. Urmia è parola assira e significa ‘villaggio dell’acqua’.

Nel IX sec. a.C. un’entità statale indipendente si stabilì sulla riva occidentale (Gilzan) del lago stesso per poi unirsi al regno di Urartu (che aveva il suo epicentro nell’Armenia attuale) e in seguito nell’impero dei Medi.

A Urmia vale la pena di perdersi nel bazar, una struttura risalente al XVII secolo, con volte in cotto, tagliate da feritoie che fanno passare sottili lame di luce.

Essendo il turismo inesistente, tutte le merci riguardano la vita locale: dunque odori e sapori della tradizione, miele, prugne secche, sulfurei cristalli di zucchero, vetrine rutilanti di oro e gemme. […]