Archeologia Viva n. 181 – gennaio/febbraio 2017
pp. 12-19
di Franco D’Agostino; scheda Licia Romano
La vasta area di paludi che forma il delta di Tigri ed Eufrate è stata riconosciuta patrimonio dell’umanità anche grazie al lavoro della missione della Sapienza che da molti anni vi svolge la propria attività di ricerca
Ecco in esclusiva un reportage dalle Marshlands mesopotamiche visitate da uno dei massimi esperti della regione all’indomani del prestigioso inserimento nella lista Unesco
È ancora scuro, albeggia… Dopo aver sceso qualche gradino di ferro arrugginito sulla riva dell’Eufrate, siamo saliti sulla barca affidandoci ai gesti esperti di Jasim Al-Asadi, direttore della locale sezione di “Nature Iraq” e straordinario conoscitore del delta mesopotamico. Lo scoppiettio allegro del motore diesel ci accompagna nel silenzio innaturale del primo mattino a Chubaish, un villaggio sulle paludi circa 30 miglia a monte della confluenza del fiume con il Tigri.
Nonostante l’ora, l’aria è calda e l’assenza di vento fa presagire un’altra giornata asfissiante: già sono piacevoli gli spruzzi che ogni tanto ci arrivano se la prua incrocia qualche rara onda. Mano a mano che il sole si alza, la realtà che ci circonda si mostra in tutta la sua stupefacente bellezza e diversità. Jasim aveva ragione: è un’esperienza straordinaria partecipare al risveglio delle Marshlands (in arabo Ahwar), le immense paludi che i due grandi fiumi mesopotamici creano da millenni nel delta, per poi riversarsi nel Golfo.
Mentre procediamo la vita si risveglia. Gli enormi bufali d’acqua, semisommersi nei canali a ridosso di rigogliosi canneti, cominciano a muoversi lenti in lunghe file ordinate, un po’ inquietanti come visioni ultraterrene nella poca luce dell’alba: escono dalle stalle delle case di canne dei Ma’dan, i loro pastori, verso i freschi germogli di cui l’ambiente è ricchissimo. Ogni tanto un martin pescatore s’alza all’improvviso dai canneti, il becco affusolato semiaperto, in cerca di preda: immobile a mezz’aria sbatte le ali in modo convulso, quindi si getta nell’acqua e sparisce. Si sentono versi di uccelli nelle modulazioni più varie, lunghi e armoniosi, intermittenti e striduli, mentre a tratti un fruscio tradisce la presenza di altri piccoli animali. […]