Archeologia Viva n. 182 – marzo/aprile 2017
pp. 12-23
di Marialetizia Buonfiglio, Elena Federico, Stefania Pergola, Gianluca Zanzi – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali
Il più grande edificio per lo spettacolo di tutti i tempi è ora visitabile al termine delle indagini archeologiche e degli interventi di riqualificazione condotti nella valle Murcia
È l’occasione per entrare nella lunga storia di questo monumento fra i più rappresentativi del mondo romano
Il Circo Massimo era un monumento grandioso. Occupava gran parte dell’ampia vallis Murcia che si allunga tra il Palatino e l’Aventino, una zona in cui sin dall’età arcaica si svolgevano manifestazioni collegate alle feste religiose.
La tradizione attribuisce a Romolo l’istituzione delle prime competizioni ippiche organizzate nell’ambito delle Consualia (in onore di Conso, dio dei granai e degli approvvigionamenti), mentre risalgono agli ultimi re di Roma, i Tarquini, i primi lavori di allestimento con l’installazione di file di sedili di legno.
Durante il periodo repubblicano, la valle viene progressivamente sistemata con costruzioni e attrezzature in parte stabili, configurandosi già come il più grande spazio pubblico urbano per competizioni ippiche, ma anche processioni religiose e trionfali, cacce con animali esotici, rappresentazioni teatrali e perfino pubbliche esecuzioni.
Il primo edificio in muratura venne fatto costruire da Cesare: sono ancora visibili alcuni tratti in opus reticulatum incorporati nelle successive ricostruzioni. Nel corso della prima età imperiale (I sec. d.C.) il Circo subisce importanti trasformazioni ma anche danneggiamenti dovuti a incendi, fino a quando viene ricostruito e inaugurato da Traiano nel 103 d.C. con grandiosi giochi.
Il Circo di età imperiale aveva dimensioni enormi: circa 600 metri per 140, con i due lati lunghi raccordati da un emiciclo su cui svettava il grande arco trionfale dedicato a Tito. Le fonti antiche ci tramandano una capienza di 250 mila spettatori. In facciata, il piano inferiore era su arcate, mentre i due piani superiori si presentavano chiusi da una parete piena con finestre.
La struttura risultava seminterrata, con il livello della pista e di parte delle gradinate più basso rispetto alla quota della strada esterna. Ecco una curiosa testimonianza di vita nel Circo di età augustea tramandataci da Ovidio (43 a.C.-18 d.C.): «Perché cerchi invano di allontanarti? La linea che separa i posti ci costringe a stare uniti. Il circo con la sua legge offre questi vantaggi. Tu, però, chiunque tu sia che siedi alla sua destra, abbi riguardo per lei: ella è infastidita dal contatto con il tuo fianco; anche tu che occupi il posto alle nostre spalle, ritrai le gambe, se hai un po’ di rispetto e non fare pressioni sulla sua schiena con le tue dure ginocchia…» (Amores). […]