Santa Vittoria di Serri. Nell’Olimpia della Sardegna Archeologia nuragica

Sardegna scavi scoperte serri

Archeologia Viva n. 183 – maggio/giugno 2017
pp. 20-31

di Nadia Canu
Schede di Loredana Tedeschi e Giacomo Paglietti

È il più importante complesso santuariale nuragico finora messo in luce e ci offre il quadro di una civiltà che seppe raggiungere livelli di strutturazione politica e di elaborazione architettonica molto avanzati per l’epoca

Le varie entità territoriali degli antichi sardi vi si riunivano nel nome delle comuni divinità trovando un luogo e un momento d’incontro per accordi e soluzioni intercomunitarie

A Serri non si arriva per caso: bisogna addentrarsi nella regione del Sarcidano, nella parte centro-meridionale della Sardegna, attraversando un paesaggio mosso e articolato, battuto dal vento, che si veste di nuovo a ogni stagione.

Fanno da intermezzo piccoli centri, compatti e raccolti: si attraversano come perle infilate in una collana, ben curati nonostante lo spopolamento.

Se oggi l’area risulta quasi marginale, in età antica era strategica. Appena a valle di Serri era situato l’insediamento romano di Biora, lungo una delle direttrici che da Carales (Cagliari) conduceva verso Olbia passando per la via più breve: quella interna, tra le montagne.

Di Biora restano visibili poche vestigia, ma nei pressi si trova la località Santa Lucia, dove annualmente si tiene una delle fiere di bestiame più importanti, reminiscenza dell’antico luogo di transito e d’incontro.

Lasciata la valle, il percorso s’inerpica sui fianchi dell’altopiano di Serri; quindi si accede alla sommità tabulare da uno stretto passaggio, largo una manciata di metri, appena più del nastro d’asfalto. Allora si capisce di essere in un luogo speciale.

Lo sguardo si perde su un paesaggio sconfinato: a destra la valle e le montagne, a sinistra la pianura. Percorso l’altopiano, finalmente, dopo gli ultimi chilometri, si arriva a destinazione. […]