Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 185 – settembre/ottobre 2017

di Piero Pruneti

Pochi minuti di autostrada e attraverso il valico della Cisa passiamo, senza nemmeno rendercene conto, dall’Emilia in Toscana, dalla provincia di Piacenza nella bella valle del Magra e dell’antica Luni. Pochi minuti contro intere giornate di cammino, che fino alla viabilità moderna ci sono sempre volute per andare da un versante all’altro dell’Appennino.

L’uomo per milioni di anni ha camminato; solo da una frazione infinitesimale della sua esistenza viaggia comodamente seduto.
È la prima riflessione che suggerisce l’articolo di Angelo Ghiretti sugli scavi da lui condotti sulla solitaria sella montana del Valoria – poco distante dal vecchio passo della Cisa – dove per secoli transitarono i viandanti portando il carico sulle spalle o sui somari, in silenzio per la fatica dell’ascensione. Questa è sempre stata la dimensione del viaggiare. Ed era una dimensione sacra, perché, in grave carenza di scienza e di tecnologia, risultava indispensabile l’assistenza degli dei. Gli scavi di Ghiretti lo sottolineano con la scoperta, proprio sull’antico punto di valico, di un piccolo sacello per il culto, dove ognuno lasciava la sua offerta: non era stato uno scherzo arrivare fin lì… e non era finita.

Questo è stato l’uomo, e l’archeologia ce lo ricorda con la forza semantica degli oggetti. Un’altra importante osservazione ci viene da come si è giunti alla scoperta del Valoria. Tutto ha avuto inizio dal ritrovamento casuale di una millimetrica tessera di mosaico di età romana. Cosa ci faceva da sola su un crinale di montagna a 1200 metri di quota? Lo leggerete nell’articolo. Qui mi preme sottolineare ancora una volta che l’archeologia funziona come un’indagine poliziesca, dove i minimi indizi risultano spesso decisivi. È una constatazione che dobbiamo tenere presente per arrivare a un codice condiviso di comportamento: i reperti archeologici, anche i più “insignificanti” in cui possiamo imbatterci semplicemente camminando, non hanno il valore di un soprammobile ma di una “prova”, capace di portarci a grandi scoperte.

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”