Giancarlo Ligabue alla scoperta dell’Umanità Personaggi

Giancarlo Ligabue alla scoperta dell’Umanità

Archeologia Viva n. 173 – settembre/ottobre 2015
pp. 72-77

di Inti Ligabue e Adriano Favaro

La recente scomparsa di Giancarlo Ligabue fa riflettere su questo imprenditore veneziano che ha investito se stesso e i propri beni nella ricerca delle tracce del passato: da quelle di epoche remote alle testimonianze preistoriche fino alle civiltà che hanno concluso il loro percorso da poco

Con una convinzione precisa e consolidata dall’esperienza di ricerca vissuta in tutti i continenti: l’umanità è una sola e le varie culture hanno pari dignità

Questa è la storia di una collezione d’arte e, insieme, la storia di mio padre. E quella di un’avventura culturale che – se devo credere a quello che mi hanno ripetuto in tanti – ha pochi paragoni. È una storia semplice ma, nel percorso e nei risultati, molto complessa.

La scomparsa di Giancarlo Ligabue (1931-2015), nel gennaio di quest’anno, ha lasciato nella mia memoria, come se si trattasse di un libro dal quale sono state tolte pagine, alcuni capitoli da ricostruire della sua vita e delle sue collezioni.

Una ricostruzione che, in parte, cerco di fare anche qui. Ci sono racconti formidabili, nelle migliaia di pezzi antichi e d’arte, raccolti in oltre quarant’anni di attività antiquaria e di ricerca – acquisiti da altre collezioni, aste specializzate – e che per decenni ho osservato nella nostra abitazione o collocati in decine di musei.

Incontro con il signor Krull e quella selce rivelatrice

L’inizio dell’avventura di questa “collezione meravigliosa” parte dall’incontro di un giovane veneziano e “il signor Krull”, industriale di famiglia prussiana attivo da decenni nelle province di Venezia e Treviso: un imprenditore appassionato di storia e d’arte di fronte a Giancarlo, che a sua volta diventerà imprenditore del catering imparando il mestiere dal padre Anacleto Ligabue (nato a Reggio Emilia e che nel 1919 aveva avviato la sua azienda in Laguna, inventando il primo catering integrale d’Italia).

«Tutto è cominciato quando Augusto Krull mi mostrò una punta di freccia in selce che aveva trovato sui sentieri del Montello, vicino a Treviso», raccontava mio padre. «L’oggetto conteneva la vicenda di un gruppo umano che ci ha preceduto lasciando le proprie tracce: una selce che, da sola, narrava la sfida per sopravvivere ed evolversi».

Quella selce ebbe l’effetto di mettere “in contatto” Giancarlo con gli uomini che migliaia di anni fa l’avevano lavorata. E si accese una passione che non lo avrebbe abbandonato più.[…]